Appalti sospetti in Slovenia dietro l’affare mascherine

Le opposizioni verso l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta. Niente guanti per andare al supermercato, basta solo il disinfettante per le mani

LUBIANA C’è molta delusione tra l’opinione pubblica slovena che dovrà rispettare il lockdown a causa della pandemia di coronavirus almeno fino a lunedì prossimo. Poi qualche timida “apertura” è nell’aria, anche se ogni decisione del governo dipenderà da quanto sarà stabilito dalla Commissione di esperti che opera nell’ambito del ministero della Salute.

L’unica novità di ieri è che per recarsi nei negozi di alimentari che sono aperti, oltre alla mascherina non occorrerà più indossare i guanti in quanto è stato notato uno scorretto uso degli stessi (molti monouso diventavano multiuso), ma è obbligatorio disinfettare le mani prima di entrare e subito dopo l’uscita. Queste operazioni sono a carico di chi gestisce l’attività commerciale.

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Frena anche il ministro dell’Istruzione Simona Kustec sulla possibilità di una prossima riapertura del sistema scolastico nel Paese. «In Slovenia non possiamo ancora dire con esattezza - ha dichiarato - quando i bambini torneranno negli asili e nelle scuole». «Tutto dipende dalle valutazioni sulla salute pubblica», ha aggiunto il ministro che ha ricordato come la decisione dello stop a scuole, asili e università è stato dettato dalla necessità di garantire, a fronte dell’avanzare dell’epidemia di Covid-19, la salute degli alunni, dei professori e di tutto il personale non docente.



Sul piano politico c’è da rilevare la pesante offensiva delle opposizioni che chiedono la nomina di una commissione parlamentare d’inchiesta che controlli la correttezza di tutte le procedure legate all’acquisto e agli ordini di mascherine protettive da parte dello Stato. Molti i sospetti che in questi giorni hanno circondato le mosse relative all’approvvigionamento dei sistemi individuali di protezione.

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epa08267297 Leader of the Slovenian Democratic Party (SDS) Janez Jansa speaks at a session of the Slovenian Parliament to elect prime minister-designate, in Ljubljana, Slovenia, 03 March 2020. Jansa received mandate of lawmakers to form a new government after Prime Minister Marjan Sarec resigned in January. Jansa has 15 days to form the government that will still need to be approved by the parliament. EPA/IGOR KUPLJENIK


«Centomila mascherina, 1 milione di mascherine, una miriade di date, broker, foto per la stampa, dichiarazioni contraddittorie ... Dubbi? Ambiguità? Oggi è giusto per tutte le generazioni future che tutti questi dubbi vengano risolti», ha scritto su Twitter il deputato Jerca Korče della Lmš, la formazione politica dell’ex premier Marjan Sarec circostanziando così la richiesta della commissione parlamentare d’inchiesta.

Richiesta a cui non si è sottratta Levica (Sinistra). Il deputato Miha Kordiš , infatti, ha dichiarato sul suo profilo Facebook che era giunto il tempo di una commissione d'inchiesta. « Il camion smarrito di mascherine destinato all'Italia. Dieci milioni di appalti pubblici dati a un’azienda con uno scarso traffico commerciale. Vertiginosi pagamenti anticipati. Rubare maschere da altri Paesi. Divulgazione di legami tra fornitori, ministri e clienti. Furti, bugie e profittatori di guerra: un crimine con conseguenze sulla vita delle persone», sono questi i principali casi su cui fare chiarezza per Levica.

Del resto, il governo ha ricevuto sin dall'inizio numerose denunce e lamentele. A metà marzo, ad esempio, è stata al centro di un’inchiesta la vicenda della scomparsa di tre milioni di maschere protettive ordinate dalla Slovenia all’azienda Labena. L’affare è stato immediatamente passato sotto la lente d’ingrandimento dalla Commissione nazionale anti corruzione (Kpk) che ha anche assunto, lo ricordiamo, tutta la documentazione relativa all’ordine di mascherine fatto alla Acron, azienda dove lavora la madre del ministro della Difesa Matej Tonin. —

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