Al Salone degli Incanti Kounellis “dipinge” la nuova installazione

Per l’opera ritornano in Pescheria 19 banchi del pesce In scena relitti di barche, pioggia di pietre e 500 sedie
Foto Bruni 23.08.13 Jannis Kounellis,allestimento al Salone degl'Incanti (ex pescheria)
Foto Bruni 23.08.13 Jannis Kounellis,allestimento al Salone degl'Incanti (ex pescheria)

Ci è voluto Jannis Kounellis, 77 anni, per far ritornare in Pescheria i vecchi banchi per la vendita del pesce. Monumentali. Quasi degli altari. Degni di una basilica com’è considerata l’ex Pescheria di Riva Nazario Sauro (ribattezzata Salone degli Incanti) tanto da meritarsi il nome di “Santa Maria del Guato” e un libro dal titolo “La basilica in riva al mare”. Tornano i banchi di vendita ma non i pesci. L’artista greco Kounellis, che all’inizio della carriera (1969) si fece notare con l’installazione di cavalli (veri) legati alle pareti della galleria L'Attico di Fabio Sargentini a Roma, userà solo oggetti inanimati. Kounellis, icona vivente dell’arte povera (uno dei pochi a aver avuto l’onore di una personale in Cina), è arrivato a Trieste domenica scorsa per mettersi al lavoro alla sua installazione al Salone degli Incanti che s’inaugura il 6 settembre. Una corsa contro il tempo visto che ci sono da fare anche le foto per il catalogo ancora da stampare (Skira).

Quello del Salone degli Incanti è una soluzione di ripiego arrivata dopo che si è reso indisponibile il Magazzino 26 del Porto Vecchio. Ma non è un seconda scelta. L’artista greco non usa mai gli spazi come “contenitori”, ma piuttosto come parte dell’opera. «Kounellis è un pittore (più che scultore, come viene spesso definito, ndr). Lo spazio è la tela e gli oggetti sono i colori» racconta Davide Sarchioni che, assieme al triestino Marco Lorenzetti, cura l’evento triestina. E l’idea dell’installazione, che sta prendendo forma in queste ore, è nata per caso. Kounellis, nel primo sopralluogo all’ex Pescheria, ha notato la presenza di uno strano tavolo e ha chiesto: «Cos’è questo?». «Un banco per la vendita del pesce» la risposta. «E dove sono gli altri?». E così è nata l’idea di riportare nella pescheria di Giorgio Polli i vecchi banchi. Dai magazzini comunali ne sono stati tirati fuori 19 banchi che costituiranno la spina dorsale («l’ossatura») dell’installazione di Kounellis che non ha nome come tutte le sue opere. Sopra i banchi non torneranno i branzini o i sardoni ma relitti d’imbarcazione (che sembrano lische di pesce) recuperati negli squeri e cantieri della provincia. Una specie di raffigurazione di un naufragio “sospeso” sotto una pioggia di pietre d’Aurisina, vecchie e nuove, appese con delle corde alle volte dell’edificio di Giorgio Polli. Attorno ai banchi del pesce. cinquecento sedie listate a lutto (coperte da un drappo nero) assisteranno al naufragio. Quella di Trieste è uno tra le più grandi installazione dell’artista greco (uno dei pochi in grado di misurarsi con spazi di questo tipo) e la prima personale in Italia dopo quella di Bari del 2010 in piazza del Ferrarese e al Teatro Margherita. A differenza di quelle (rimaste al loro posto) l’installazione di Trieste finirà con il 6 gennaio 2014, data di chiusura della mostra. Non rimarrà nulla se non il catalogo. «Al momento non è previsto che resti qualcosa» ammette Sarchioni. L’effimero dell’arte povera. Il costo? Sono stati deliberati dal Comune 264mila euro da dividere con la mostra dell’artista croata Jagoda Buic.

In Friuli Venezia Giulia esiste solo un’altra installazione dell’artista greco, molto bella, musicale, nel contesto privato di palazzo Lantieri di Gorizia (fu realizzata dall’artista nel 204 all’epoca della caduta dei confini ed è tuttora visibile). Quella di Trieste si annuncia come una tappa importante nella sua biografia d’artista che parta di porti: il Pireo (Atene) dove è nato nel 1936 e Trieste che vide per la prima volta da bambino in occasione di un viaggio con il padre ingegnere navale. Una messa in scena epica, omerica, un racconto di mare. Molto diversa, per fortuna, dalla mostra annunciata dall’opuscolo comunale “Trieste estate” 2013 che parlava di stoffe, oggetti, vestiario che «creano un senso di abbandono e al contempo di vissuto poichè il piombo, il carbone o gli abiti frusti evocano profonde sensazioni attraverso la loro povertà materica». Al Salone degli Incanti, invece, pioveranno pietre.

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DELL’OPERA DI KOUNELLIS

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