“Agli Amici” ristorante top in Friuli Venezia Giulia
Il Friuli Venezia Giulia? Statico e “circondato”. Sotto il profilo enogastronomico, si capisce. Se a livello nazionale è lotta per l’eccellenza tra Emilia, Lombardia, Veneto e Piemonte, e Bottura mette ancora tutti in riga, qui da noi la situazione si complica. Perchè, a leggere la “classifica” della Guida Espresso, sembra quasi che qualcuno abbia varato un’euroregione senza avvertire i parenti. Domina sempre Emanuele Scarello con i suoi “Amici” di Godia (18/20), e ormai è tutto fuori che una novità.
Resta, per carità, un “must” assoluto sotto il profilo della qualità e dell’immagine, ma è quasi inquietante vedere che nessuno, in tanti anni, riesca a farsi luce dietro di lui. E fa quasi impressione, dunque, annotare come alle sue spalle facciano a sportellate a quota 17/20 gli sloveni Hisa Franko di Caporetto e Pri Lojzetu di Zemono, incalzati dal classico Altran a 16,5/20, dal Ferarut a 16 e poi dall’ennesimo “mucchio” di sloveni e croati, con Damir e Ornella e Monte saldamente a quota 16/20.
E questo sconcerta. Che i ristoratori “di là” siano cresciuti negli anni, è un dato di fatto. Che la caduta delle frontiere e i costi inferiori li abbiano agevolati, anche. Ma è dura accettare lo stallo che, evidentemente, tende a uniformare i ristoratori di casa nostra. Se per trovare voti alti bisogna spingersi fino a Caporetto o nelle Valli del Vipacco, magari vuol dire che c’è qualcosa che non va qui da noi. O che i parametri sono cambiati.
Il discorso è antico. La nostra regione sconta la sua marginalità, è un dato di fatto, e anche un’attitudine al servizio, diciamo così, un po’ naif. Per dirla tutta, chef a parte, trovare camerieri all’altezza è sempre più difficile. Che ci sia questo dato alla base di votazioni così stringate e dal braccino corto?
Continuando nella disamina dei “premiati”, si fa per dire, si arriva ai 15,5/20 che accomunano in un “embrasson nous” locali diversi come l’Hotel San Rocco di Verteneglio in Istria, peraltro posto degno di nota, e “totem” regionali come la Taverna di Colloredo di Monte Albano o la quotatissima Primula di San Quirino.
E non è che scendendo di voto le cose cambino. Il Wine Vault istriano si lucida i suoi 15/20 insieme alla muggesana Risorta, ancora una volta miglior ristorante della provincia di Trieste, alla Subida al Cacciatore, alla Tavernetta all’Androna di Grado, al Novecento all’Isola, al Cecchini, al Campiello. I soliti “sospetti”, per usare un termine cinematografico, nel senso che è difficile prescindere dalla loro presenza, visto che mantengono uno standard costante, e alto, da molti anni.
Ma è tra i 14,5 e i 14/20 che si scatena la bagarre. Il Giardinetto di Cormons si affianca all’Aquila d’Oro, ai triestini Bollicine, Chimera di Bacco e al Grand Hotel Duchi d’Aosta Harry’s Grill a 14,5/20, ma assieme a loro ci sono gli istriani Batelina, Marina, il raffinato Rizibizi di Portorose e il non meno esclusivo Dam di Nova Gorica.
L’ultimo brandello di classifica “esclusiva”, quello dei 14/20, se lo aggiudicano a loro volta locali decisamente dissimili come Bandierette, Menarosti e Scabar a Trieste, Danel ai Cacciatori, Enoteca De Feo, Ai Mulinars, Al Paradiso e Devetak 1870, sul Vallone di Gorizia.
Sembrava ci fosse un po’ di gloria anche per la periferia triestina. E c’è, perchè la Dama Bianca di Duino, in fondo,, viene a sua volta gratificata del 14/20. Come, ahinoi, quel Vanilija di Sistiana che ha vissuto una brevissima stagione. Sufficiente per entrare in classifica ma anche per chiudere. Pare riaprirà, prima o poi, ma intanto il citato Xavier, mago argentino della carne, è già emigrato sulle Rive triestine, al Bragozzo. Pronto, probabilmente, per la Guida 2016...
A proposito di Trieste. Se la staticità sembra essere il dato di fondo di questa edizione, almeno per il Fvg, il capolugo regionale per certi versi la sublima. Un’intera lista di ristoranti piuttosti noti (Ai Fiori, Barettine, Al Bagatto, Pepenero pepebianco, Suban, Tenda Rossa) finiscono nel limbo dei senza voto. Altri ancora si guadagnano solo la pura citazione, come Al Bragozzo, Arcoriccardo, Ego, Enoteca Nanut, La Barca, Tavernetta al Molo, Trattoria al Faro, Trattoria Alla Posta e Zoe Food.
La cucina non abita qui? Peraltro la stessa introduzione della Guida è abbastanza ottimista. «Per un’insegna di ristorante che si spegne - si legge - almeno altri due neon si accendono. Sono quelli dei nuovi luoghi del mangiare. A conferma del fatto che in crisi non è questo o quel ristorante, bensì è la ristorazione che cambia connotati e contenuti». Un invito?
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