«Addio Europa matrigna», l’esodo turco dall’Austria

Secondo un rapporto del governo di Vienna è iniziata un’emigrazione di ritorno nella seconda comunità straniera più grande del Paese: «Lì si vive meglio»
Una manifestazione turca
Una manifestazione turca

VIENNA. Ieri il ministro degli esteri (e per l'integrazione) Sebastian Kurz, assistito dal vice rettore dell'Università di Vienna Heinz Fassmann, ha illustrato alla stampa il rapporto annuale sugli stranieri accolti in Austria. I dati si riferiscono al 2015 e comprendono sia gli stranieri "storicamente" presenti nel Paese, di cui hanno ottenuto la cittadinanza, sia gli ultimi arrivati. Il numero di questi ultimi ha segnato un picco nell'autunno scorso, determinato dalla marea di disperati in fuga dalla Siria, dall'Afghanistan e da altre regioni di guerra, che avevano raggiunto l'Austria risalendo la penisola balcanica.

 

Austria, 113mila profughi nel 2015
Un gruppo di richiedenti asilo

 

Lo scenario descritto dal ministro induce a credere che nei prossimi anni dovremo assistere a continui arrivi in Europa Le apparenze tuttavia alle volte ingannano. L'Europa è la "terra promessa" per centinaia di migliaia di persone che vi approdano su precari barconi o con altri mezzi di fortuna, ma vi sono anche stranieri giunti in passato in Europa che in numero crescente stanno ritornando alle loro patrie lontane.

Questo fenomeno, a cui nessuno aveva pensato, è emerso per caso da un'inchiesta pubblicata di recente dal settimanale "News", che aveva per oggetto la presenza turca in Austria. Il settimanale se n'era occupato dopo il fallito putsch militare in Turchia e dopo le due manifestazioni di solidarietà con Erdogan che si erano svolte a Vienna con la partecipazione di migliaia di turchi residenti nella capitale. Per questo "News" aveva voluto "fotografare" la presenza turca in Austria, per conoscerne le dimensioni, le condizioni di vita, gli orientamento politici, il livello di integrazione.

 

Vienna: la Turchia non entri in Europa
Il presidente turco Tayyip Erdogan e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Junker

 

Dall'inchiesta sono emersi molti dati interessanti: l'afflusso di turchi in Austria è cessato ed è prevedibile che tra non molto si assisterà al processo inverso. Già nel 2015 il bilancio tra arrivi è ritorni è risultato quasi alla pari, con un saldo attivo di soltanto 339 unità. Ma vi sono molti indizi che fanno ritenere che quest'anno e nei prossimi anni il saldo sarà negativo: il numero degli austriaci di origine turca che torneranno al loro Paese supererà quello degli arrivi. Molti cittadini turchi della generazione dei "Gastarbeiter" (cioè ospiti, per sopperire alla carenza di manodopera locale), ora sono in pensione e preferiscono godersela nella terra dei loro padri. L'emigrazione dalla Turchia, contemporaneamente, si sta prosciugando, perché la situazione economica nel Paese negli ultimi anni è migliorata e nessuno se ne va volentieri da casa, quando ha la speranza di una vita dignitosa nel luogo in cui è nato.

Un fenomeno del genere lo avevamo già sperimentato dopo l'ingresso di Spagna e Portogallo nell'Ue. La Francia temeva un'invasione di immigrati economici dalla penisola iberica. Era accaduto invece il contrario, perché la partecipazione di Spagna e Portogallo all'Ue aveva rilanciato l'economia dei due Paesi e molti dei loro emigranti erano ritornati in patria. Simile la situazione in Slovenia.

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