Addio alla baronessa “Pinky” de Banfield, una vita per il sociale
TRIESTE È venuta a mancare, ieri, nella sua casa di Somma Lombarda, la baronessa Maria Luisa “Pinky” de Banfield Mosterts, fondatrice con il fratello Raffaello - uomo di cultura, compositore e già presidente di quello che fu il gruppo Tripcovich, morto quasi 12 anni fa - dell’associazione intitolata al padre, la “Goffredo de Banfield”, oggi presieduta da Emilio Terpin, che svolge un fondamentale compito sociale per il sostegno e l’ascolto delle persone anziane non autosufficienti.
Nata a Trieste nel 1927, Maria Luisa de Banfield Mosterts è sempre stata conosciuta come una donna instancabile e generosa, capace di mettere tutta la sua energia e il suo patrimonio, materiale e di conoscenze personali, a disposizione di quella che considerava la missione prioritaria della sua vita, cioè aiutare le persone in difficoltà. Missione che ha continuato a perseguire fino alla fine. Nel settembre del 1986, suo padre stava morendo e lei e suo fratello erano al capezzale. Raccolsero in tale occasione la sua ultima volontà e cioè che i suoi due figli facessero in modo di «garantire a tutti, vecchi e giovani, di poter morire nel proprio letto, con accanto i propri affetti». Così, dopo soli due anni, nel 1988, iniziò l’infaticabile impegno di “Pinky” de Banfield nel fondare prima e nel far crescere poi l’associazione, riuscendo a coinvolgere molti amici, a cominciare da Enrico Randone, allora presidente di Generali.
Da quel momento, Maria Luisa de Banfield è stata protagonista di un lungo e instancabile viaggio, pieno di entusiasmo, di passione e di volontà intrapreso insieme a Teresa Squarcina, da sempre vicepresidente dell’associazione, che fin da subito le fu accanto. «Nacque fra noi un legame profondo – ricorda quest’ultima – che generò un’idea, l’associazione de Banfield appunto, cioè un misto, come noi due, di irruenza e creatività, di competenza e tenacia. Un’intesa, quella originatasi fra di noi, che l’assenza fisica non potrà recidere e che in ogni modo continuerò a tenere viva».
Fino a pochi giorni fa Maria Luisa de Banfield aveva sentito telefonicamente la direttrice dell’associazione Giovanna Pacco, anche lei da molti anni impegnata nell’associazione e personalmente molto vicina alla storica fondatrice. Le aveva detto che era consapevole che le forze la stavano abbandonando e che il suo unico pensiero era la sua creatura, la sua associazione. Era desiderosa, come sempre, di trovare i modi migliori per assicurarle un futuro. Maria Luisa de Banfield considerava la “Goffredo de Banfield” una sorta di “figlia putativa”, purtroppo lontana, alla quale augurava ogni bene e con la quale, fino all’ultimo, voleva programmare i passi per dare continuità a quel sogno di suo padre che era diventato anche il suo. Con lei, l’associazione è passata da un sottotetto di via Filzi, in cui veniva aiutata qualche decina di persone, ai molti servizi strutturati che ogni anno aiutano duemila anziani in difficoltà e le loro famiglie.—
Riproduzione riservata © Il Piccolo