A2A apre alle opzioni porto e retroporto da affiancare alla riconversione turbogas
MONFALCONE Le prospettive di riconversione a turbogas sono state illustrate alle Organizzazioni sindacali. A2A Energiefuture ha fornito i dettagli dell’operazione, dal valore economico di circa 350 milioni. Quanti l’azienda metterà in campo per realizzare il nuovo impianto a ciclo combinato, oltre ai costi per le attività di smantellamento e bonifica dell’attuale sito industriale sempre a proprio carico. Su tutto è emerso un aspetto: la società intende mantenere aperta anche l’opzione in ordine allo sviluppo di porto e retroporto, da affiancare a quello che ritiene il proprio “core business”, rappresentato dalla produzione di energia elettrica attraverso il nuovo impianto a metano. Il confronto con le istituzioni pubbliche e i soggetti coinvolti nel processo di riconversione, trova in A2A Energiefuture la disponibilità ad entrare nel merito circa una vocazione portuale, a fronte di elementi espliciti in ordine alla tipologia delle attività che si intendono insediare. La società vuole capire più chiaramente «cosa si vuole fare quando si parla di retroportualità». Dicendosi comunque disponibile a trattare e a mettere a disposizione una parte di banchina afferente l’impianto termoelettrico.
A2A ieri ha incontrato i rappresentanti confederali regionali di Cgil, Cisl, Uil e le categorie territoriali di Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil. I punti si concentrano su 4 aspetti. L’investimento previsto di conversione a gas è sull’ordine di circa 350 milioni di euro, provenienti dalle “tasche” della società. L’azienda si dichiara disponibile ad effettuare la bonifica del sito, dove ve ne fosse necessità, e a provvedere allo smantellamento della ciminiera, il tutto a carico della società. Nell’ottica del mantenimento degli attuali livelli occupazionali, personale diretto (110 unità) e indiretto per complessivi 250 lavoratori circa, si rende disponibile ad affrontare positivamente i temi dedicati allo sviluppo del porto e retroporto, nonché ad investire in altre attività già presenti nel Gruppo A2A di economia circolare.
La riconversione, sostiene l’azienda, garantirebbe la salvaguardia ambientale. Intanto è in atto lo smantellamento dei gruppi 3 e 4 nella zona caldaie, nella prospettiva di rimuovere anche le aree caldaie dei gruppi 1 e 2 ora attivi ma sui quali si punterebbe a riutilizzare gli alternatori collegandoli a motori sincroni (senza combustione) per il rifasamento della rete elettrica. L’impianto a turbogas di ultima generazione verrebbe collocato in un punto centrale del sito, più lontano dall’abitato del rione Enel con una conseguente drastica riduzione dell’emissione sonora.
Quanto all’aspetto ambientale, le emissioni, già inferiori per la tipologia del turbogas, saranno ulteriormente ridotte in virtù della maggiore distanza rispetto alle abitazioni. Eliminata l’anidride solforosa, saranno prodotte emissioni di anidride carbonica, vapore acqueo e una drastica diminuzione degli NOx. Contratte quindi le ricadute di inquinanti. Un percorso di riconversione graduale, mantenendo il funzionamento della centrale in parallelo alla realizzazione dell’impianto a turbogas, per andare alla dismissione immediata una volta reso operativo il nuovo impianto a metano. Ciò permettendo introiti economici da utilizzare ai fini della bonifica e della dismissione.—
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