A Trieste Limoni abbassa le serrande di due negozi

TRIESTE Le profumerie Limoni il 30 giugno chiuderanno due punti vendita a Trieste: uno in Campo San Giacomo, l'altro in via Conti. Una decisione che rientra nel piano nazionale di riorganizzazione della catena di Leading luxury Group che in regione prevede anche la chiusura del punto vendita di via Vittorio Veneto a Udine. Mesi fa, quando hanno iniziato a rincorrersi le voci di una possibile chiusura, due delle sette commesse impiegate nei due negozi triestini hanno deciso per la mobilità volontaria. Per le 5 rimaste scatterà la cassa integrazione. Non è prevista nessuna ricollocazione. Nel giugno del 2012 allorché i sindacati denunciarono già forte preoccupazione e la Limoni evidenziava un buco da 400 milioni di euro, i dipendenti delle profumerie Limoni di Trieste erano 44. Oggi sono 25 e da luglio si ridurranno a 20. I punti vendita tre anni fa erano 7. Nel 2014 è stato già chiuso quello all'interno del centro commerciale Montedoro e da luglio ne resteranno 4: in via Roma, piazza della Borsa, alle Torri d'Europa, in via Carducci.
«La Limoni ha rischiato più di una volta il fallimento alcuni anni fa. Solo l'intervento del Fondo Orlando Italy e un importante processo di ristrutturazione dei punti vendita ha consentito alla società di ripartire», spiega Francesco Caccavo, direttore delle risorse umane di Leading luxury Group, il più grande polo del beauty luxury in Italia nato nel 2013 dalla confluenza delle due principali catene di profumerie: Limoni e La Gardenia. «I sindacati sono sempre stati informati della nostra situazione - continua Caccavo - e nel 2013 abbiamo evidenziato che dei 500 punti vendita in Italia, 200 avevano gravi problemi. A quel punto siamo intervenuti rimodulando i contratti di affitto e i contratti del personale. Ma per alcuni negozi l'intervento non è bastato». Caccavo spiega che le chiusure di Trieste e Udine arrivano al termine del piano di riorganizzazione dei punti vendita. «Abbiamo atteso di capire se cambiavano le politiche commerciali della città - precisa - se le zone dove sono inseriti i negozi subivano dei cambiamenti tali da risollevare l'andamento del punto vendita, se i competitori chiudevano dei punti vendita ma purtroppo non ci sono stati cambiamenti e quei negozi perdevano utile impossibile da recuperare. A nessuno piace chiudere - sottolinea il referente del gruppo - ma era inevitabile. Non ci saranno altre chiusure - assicura - e per il 2017 puntiamo ad una ripresa».
Parole che non consolano le dipendenti dei negozi in chiusura. Tutte in media con 20 anni di anzianità lavorativa. «Prima di decidere per la chiusura - dichiara una dipendente rsa della Uil Tucs - potevano proporre una riduzione del l'orario e magari evitare gli importanti investimenti sui media nazionali con spot da capogiro». «La situazione della Limoni è grave - commenta Matteo Zorn, segretario Uil Tucs Fvg - abbiamo chiesto il ricollocamento del personale ma visti i numeri non è facile. Ora chiediamo almeno ammortizzatori sociali e incentivi». La catena Limoni è presente a Trieste dal giugno del 2000 quando il gruppo, allora in piena salute e in forte espansione, rilevò i negozi della catena Cosulich.
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