A Trieste il Molo VII frena. E Capodistria vola
TRIESTE Non sarà il caso di farsi la guerra tra poveri, o perlomeno non ricchi, ma tra i terminal container dell’Alto Adriatico, Trieste sta perdendo colpi. Anzi è reduce da un primo quadrimestre che, guardando le fredde statistiche, potrebbe essere definito chiaramente negativo. Tra il primo gennaio e il 30 aprile sono stati movimentati sul Molo Settimo 142mila 344 teu. Nello stesso periodo del 2014 erano stati 154mila 681, il calo quindi è del 7,9%. Ma molto meglio si era fatto già nel 2013 (153mila 543 teu) e ora sembra di essere tornati quasi ai livelli del 2012 (131mila 911). Aprile ha fatto registrare un crollo con un meno 15,9%: dai 41mila 871 del 2014 ai 35mila 211 di quest’anno. Tutto il contrario di quanto sembra accadere negli altri due porti più settentrionali dell’Adriatico che invece continuano, nel caso di Capodistria, o cominciano, in quello di Venezia, a correre.
Nello stesso periodo i teu movimentati nello scalo lagunare sono stati 175mila 577 con un aumento del 21,4% rispetto ai 144mila 513 dell’anno scorso: Venezia dunque sta attuando il risorpasso su Trieste. Già il mese scorso l’Autorità portuale veneziana aveva emesso un comunicato stampa trionfalistico segnalando un più 17,7% nel primo trimestre e addirittura un più 32,6% nel mese di marzo. La nota rilevava come negli ultimi dodici mesi presi in considerazione, cioé nel periodo aprile 2014 - marzo 2015, i teu movimentati siano stati 475mila e poneva già l’obiettivo complessivo per quant’anno: il superamento della soglia dei 500mila teu. Lo stesso obiettivo che il Molo Settimo si era posto all’inizio dell’anno scorso e che poi non è riuscito a centrare, fermandosi alla soglia dei 476mila 507. Il limite però a Trieste era stato comunque travalicato, aggiungendo le piccole quote di container sbarcati anche negli altri terminal dello scalo cittadino.
Con Capodistria il paragone nemmeno regge più. Quello che è l’unico porto commerciale della Slovenia diffonde dati ufficiali solo alla scadenza dei singoli trimestri, ma già alla data del 31 marzo il numero di teu movimentati in tre mesi e cioé 192mila 596 con un balzo in su del 19% rispetto al 2014, risultava superiore a quanto fatto in quattro mesi sia a Trieste che a Venezia. Secondo voci ufficiose, sono stati all’incirca 60mila i teu movimentati a Capodistria ad aprile e di conseguenza si arriva in quattro mesi a superare i 250mila teu.
Fabrizio Zerbini, presidente di Tmt, la società terminalista del Molo Settimo di cui è proprietario Pierluigi Maneschi, dà una spiegazione pratica della situazione che però non giudica eccessivamente allarmante.
«Una delle tre aggregazioni di compagnie che si sono formate l’anno scorso e cioé la Ocean three composta da Cma-Cgm, Uasc e China shipping, utilizza portacontainer di meno di 300 metri che è il massimo consentito a Venezia e ha recentemente inserito anche il porto lagunare nelle sue rotazioni, il che prima non accadeva: di conseguenza i volumi a Venezia sono subito cresciuti. Quanto a Capodistria è ormai risaputo anche da tutte le componenti politiche che nonostante la Slovenia faccia parte dell’Unione europea, non ci troviamo a operare in situazioni paritarie».
E lo stesso Maneschi cita gli aggravi di costi che ci sono a Trieste rispetto a Capodistria: «Più 40% del costo del lavoro, più 36% del costo dell’elettricità, più 30% del costo del gasolio, più 25% di tariffe portuali; 2.300 euro per formare un treno contro 570 euro. Per fortuna stiamo collaborando bene con l’Autorità portuale - aggiunge Maneschi - partiremo presto con i lavori di prolungamento della banchina e cercheremo di recuperare».
«Stiamo facendo un notevole sforzo di marketing - conclude Zerbini - oggi Tmt ha un ufficio di rappresentanza con tre persone a Monaco di Baviera, un consulente per il mercato austriaco e un ufficio a Budapest e siamo reduci da una settimana trascorsa proprio in Ungheria dove abbiamo incontrato tutti gli operatori. Solitamente siamo soliti accelerare proprio nel secondo semestre dell’anno».
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