A Ragusa tutti pazzi per “Game of thrones”
RAGUSA «Salutate gli altri thronies!», esclama Ivana Radic. Dietro di lei, una colonna di turisti risale con fatica le scale che portano al forte Lovrijenac. «Ce ne sono tantissimi, eh?», sorride la giovane guida. I "thronies", ovvero i fan della serie "Game of Thrones" (Il trono di spade), sono in effetti dappertutto a Ragusa, in croato Dubrovnik. «Ci sono coppie in luna di miele, giovani e anziani, genitori con i bimbi sulla schiena. Tutti sono pazzi per questa storia», prosegue Ivana, che dal 2013 conduce ogni giorno i visitatori alla scoperta dei luoghi in cui la produzione americana ha effettuato le riprese. La scalinata dei gesuiti, i bastioni della "Stari grad", l'antico granaio, altrettanti scorci della città che la Tv Hbo ha trasformato in scenari fantasy popolati da draghi e giganti, secondo gli scenari descritti dallo scrittore George R. R. Martin. «Ai piedi di questa fortezza, costruita nel Medioevo per fermare le incursioni veneziane, si svolge ad esempio una battaglia navale - spiega Ivana -. Pronti per l'inizio del giro?».
Occhiali da sole e cappello di paglia per proteggersi dal sole, Ivana narra, un gradino dopo l'altro, l'inizio dell'epopea ragusana di "Game of Thrones". «Quando nel 2011 qualcuno ha cominciato a dire che la serie si sarebbe trasferita da Malta a Ragusa nessuno voleva crederci - ricorda -. Poi, al primo casting si sono presentate oltre 400 persone per 200 posti». Anche se nessuno sa di preciso perché la Tv Hbo abbia scelto Ragusa per continuare le riprese, da allora la vita nella "Perla dell'Adriatico" è costantemente stravolta dalle richieste della troupe. «Per impedire ai turisti di accedere al set sono stati impiegati fino a 200 agenti di sicurezza - racconta Ivana mentre arriva all'ultimo piano della fortezza -. E per la terza serie, la produzione ha fatto persino chiudere la porta Pile per qualche giorno».
Oltre le balaustre di pietra il mare si infrange sulle mura, mentre centinaia di turisti attraversano il ponte levatoio di Pile, indistinguibili in un continuo flusso umano che invade lo Stradun. Più in fretta delle altre guide che le passano a fianco salutandola, Ivana ha saputo cogliere l'opportunità economica nata con Games of Thrones. «Sono stata una delle prime a organizzare dei tour tematici della serie: all'inizio nessuno ci credeva, mentre adesso mi chiedono come si fa», s'inorgoglisce. Per due anni, Ivana ha scalato ogni mattina - da aprile a novembre - le fortificazioni della sua città, prima di decidere di rallentare il ritmo. Anche se lavora con meno regolarità, gli incassi sono comunque buoni: per un tour, Ivana guadagna tra i 100 e i 150 euro e c'è spazio anche per i suoi concorrenti.
All'ingresso della città vecchia, gli stand di chi propone un giro dei set della serie si susseguono sul marciapiede e i prezzi proposti variano dai 10 ai 50 euro a persona, a seconda della durata del tour. Armate di fogli A4 su cui hanno stampato alcune schermate della serie, per mostrare le differenze con la Ragusa reale, le guide lasciano i propri gruppi davanti ad uno dei vari negozi di souvenir dedicati a Game of Thrones. Altro business sbocciato di recente. Al numero 7 di via Boškoviceva, ad esempio, i turisti possono persino immortalarsi (previo acquisto) su una finta copia del celebre trono di spade. Quello vero, promesso dalla produzione al Comune, è stato invece da poco presentato sull'isola di Lokrum, all'interno di un museo dedicato alla serie. Una nuova attrazione con cui la città spera di «allargare la stagione, anche oltre i tradizionali mesi estivi», come immagina Jelka Tepšic, dell'Ufficio turistico di Ragusa.
Anche se Jelka assicura che «è impossibile stimare quali siano le ricadute precise di Game of Thrones sul numero di arrivi o sull'economia locale», da quando il set televisivo si è trasferito in città nel 2011 i turisti sono cresciuti notevolmente, passando da 600mila a 818mila nel 2014. E per quest'estate, l'obiettivo delle autorità è battere la cifra record di 3,5 milioni di pernottamenti, anche grazie a Game of Thrones.
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