A Pirano Casa Tartini diventa “Hiša Tartini”: polemica sul bilinguismo
I pannelli hanno il testo prima in sloveno e poi in italiano, con smaccati errori grammaticali. Il tutto nella sede della Comunità degli italiani. La deputata Pd Debora Serracchiani presenta un’interrogazione al Parlamento italiano.
Casa Tartini a Pirano
PIRANO Il trillo del diavolo risuona in questi giorni in piazza Tartini a Pirano. Il diavolo che ci ha messo lo zampino per cercare di rovinare la festa per il 250.o anniversario della morte del celebre compositore istriano. Festa che rischia di trasformarsi nella oramai solita rissa sull’uso del bilinguismo e pensiamo che siamo nel 2020 con la Jugoslavia oramai morta e sepolta e la Slovenia nell’Unione europea.
Tutto nasce dall’allestimento del percorso museale all’interno della casa natale del compositore che si affaccia sull’omonima piazza a Pirano. Il progetto è quello di "tARTini”, un’iniziativa che doveva portare al Comune di Pirano 1.200.000 euro di fondi, di cui una fetta consistente sarebbe stata concessa anche alla Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” di Pirano. L’obiettivo era quello di restaurare Casa Tartini e realizzare un percorso museale, all’interno della casa natale del musicista che però è da sempre, la sede della locale Comunità degli italiani. Ad occuparsi di quest’ultimo aspetto del progetto è stato direttamente il Comune di Pirano che ha pensato di far realizzare il tutto alla stessa azienda che aveva allestito in città lo spazio del Mediadom Pyrhani. Risultato: sui pannelli esplicativi del percorso museale, preparati all’ultimo momento e fissati la notte prima della presentazione, Casa Tartini è diventata solo “Hiša Tartini”, con il testo dei pannelli prima in sloveno e poi in italiano, con smaccati errori grammaticali. Il tutto nella sede della Comunità degli italiani, che poi è Casa Tartini.
Il caso è ora approdato al Parlamento italiano. La deputata Pd del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, infatti, ha presentato un'interrogazione tesa a coinvolgere il ministro degli Esteri e quello degli Affari regionali, «per fare chiarezza ed evitare il ripetersi di simili episodi incresciosi». Premettendo di provare «grande stupore per una situazione incomprensibile e contraddittoria, e speranza in «una soluzione rapida e positiva», Serracchiani spiega che «il recupero della Casa Tartini, sede storica della Comunità degli Italiani, è avvenuto con il progetto “tARTini” finanziato dal programma europeo Interreg V A Italia-Slovenia 2014-2020. A interventi eseguiti, si è riscontrato che sui pannelli esplicativi del percorso museale, Casa Tartini è diventata solo Hiša Tartini in sloveno, con il testo dei pannelli prima in sloveno e poi in italiano, con smaccati errori grammaticali». «Nessuna speculazione strumentale su tutto ciò - ammonisce la parlamentare - ma una doverosa attenzione alla reale tutela delle tradizioni e la cultura italiana, alla promozione e alla difesa dei diritti specifici della popolazione autoctona di nazionalità italiana. La tutela e la valorizzazione delle minoranze - precisa Serracchiani - è uno dei principi ideali più forti dell'Europa, base di pace e tolleranza».
«La finalità dei programmi transfrontalieri europei - incalza il presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul - è favorire la collaborazione e l’integrazione tra le regioni transfrontaliere contermini, nel pieno rispetto delle peculiarità storiche, nazionali, culturali, linguistiche e identitarie di questi territori storicamente plurali». «Da quanto sono informato - precisa - si tratta di un errore di percorso al quale la Comunità sta provvedendo a porvi rimedio». «Sarebbe auspicabile - conclude - che il nome del Palazzo e il percorso museale fossero “Casa Tartini”, anche tenuto conto che il Porto di Capodistria si chiama solamente “Luka Koper”». —
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