A Lubiana “scandalo” mascherine. Scende in campo l’Anticorruzione

LUBIANA Mentre il portavoce del governo Jelko Kacin annuncia che dopo le festività pasquali l’esecutivo riesaminerà approfonditamente la situazione nel Paese relativa alla pandemia di Covid-19 per decidere eventualmente misure meno drastiche se possibile, in Slovenia scoppia lo scandalo delle forniture di dispositivi di protezione individuale (leggi soprattutto mascherine) da parte dell’azienda Acron, fornitura stabilita in base a un contratto con gli organi statali pari a 30 milioni di euro. Posto che Acron storicamente è una società che produce accessori per la moda, per l’ufficio e di cancelleria legata ai programmi scolastici svolti in Slovenia, a far diventare “sospetto” il caso è stato il fatto che proprio in questa azienda lavora la madre del ministro della Difesa e leader di Nuova Slovenia (destra cattolica), Matej Tonin.
Il governo sloveno ha messo a disposizione per l’acquisto di materiale necessario a fronteggiare l’epidemia di coronavirus nel Paese un pacchetto di 129 milioni di euro. Ad aggiudicarsi i contratti sono state complessivamente 31 aziende, 16 delle quali hanno ottenuto commesse pari a un milione di euro o più. Ma il record assoluto per valore di contratto è proprio quello di Acron che, come detto, è pari a 30 milioni di euro, cifra che sarà versata però solamente al termine della fornitura da parte dell’azienda contraente.
Il ministro Tonin ha subito precisato che il suo dicastero non ha nulla a che fare con queste commesse statali. Ma come precisato dal ministero dell’Economia l’iter di legge prevede che responsabile della scelta del committente e della qualità della merce acquistata è l’Amministrazione per la sicurezza e la salute che opera nell’ambito del ministero della Difesa.
Successivamente l’Istituto statale per le riserve di materie prime prepara e sottoscrive il contratto e predispone la consegna del materiale. Sul suo profilo Facebook il ministro della Difesa ha scritto che il suo dicastero «non è impegnato nell'approvvigionamento di dispositivi di protezione, né sta negoziando prezzi o stipulando contratti. Tutto questo è di competenza dell’Istituto per le riserve di materie prime che opera all’interno del ministero dell'Economia. Il gruppo di lavoro inter dipartimentale verifica semplicemente che siano soddisfatti gli standard tecnici dell'offerta». Ma la sua grande esposizione mediatica, con numerose dichiarazioni pubbliche e discorsi «ora gli rende difficile spiegare - scrive il Dnevnik di Lubiana - che non ha nulla a che fare con gli appalti».
Morale della vicenda: Tonin si è autodenunciato alla Commissione per la lotta alla corruzione (Kpk) della Slovenia che adesso acquisirà tutta la documentazione relativa al contratto con Acron per controllare se tutto si sia svolto secondo le normative vigenti. Tornando sul terreno in Slovenia i contagi da coronavirus hanno superato quota mille. Come hanno reso noto le autorità sanitarie a Lubiana, nelle ultime ore sono stati accertati altri 24 casi di Covid-19 portando il totale a 1.021. Trenta pazienti sono in terapia intensiva. Le vittime sono in tutto 30, con altri due decessi nella notte scorsa. «Se la Slovenia non avesse adottato le misure per prevenire la diffusione del virus, 480.000 persone sarebbero state contagiate al culmine dell'epidemia», ha affermato ieri a Lubiana il rappresentante dell’Istituto nazionale per la salute pubblica di Capodistria, Milan Krek. «Se non lo avessimo fatto - ha proseguito - 90.000 sloveni sarebbero morti. Se l'epidemia avesse avuto le stesse dimensioni di quanto avvenuto in Lombardia nella vicina Italia - ha aggiunto - avremmo avuto 800 decessi». —
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