A Fiume prove tecniche di bilinguismo
FIUME. Sarà una strada molto lunga, difficile da percorrere, con esito anche incerto. Parliamo della proposta di reintrodurre il bilinguismo visivo croato-italiano nel capoluogo del Quarnero, iniziativa firmata dalla Lista per Fiume, partito che si adopera per il recupero e la valorizzazione di storia, cultura e tradizioni della città di San Vito.
Alla Comunità degli Italiani fiumana si è tenuta la tavola rotonda dedicata a questo argomento che, oltre alla partecipazione di un pubblico folto e attento, ha visto la presenza di molti ospiti di rango: Vojko Obersnel, sindaco socialdemocratico di Fiume, Furio Radin, vicepresidente del Parlamento croato e presidente dell’ Unione italiana, l’eurodeputato istriano Ivan Nino Jakovcic, Orietta Marot, presidente del sodalizio dei connazionali, i giornalisti Silvije Tomaševic ed Ezio Giuricin, il presidente di Lista per Fiume, Danko Švorinic e Jovica Radmanovic, esponente della minoranza serba in città.
Il primo cittadino ha detto di non avere nulla in contrario alle tabelle bilingui in centro a Fiume, rilevando però che non sono in discussione i diritti della minoranza italiana che vive in riva al Quarnero. Ha parlato anche delle spese che l’amministrazione comunale dovrà sostenere per l’eventuale reintroduzione (il bilinguismo visivo fu brutalmente cancellato a Fiume dalle autorità jugoslave nel 1953), quantificate in un massimo di 133 mila euro, aggiungendo però di essere fermamente contrario alla collocazione della tabella Rijeka–Fiume all’entrata in città. Gli altri partecipanti al dibattito hanno sostenuto invece la necessità di «riparare un torto, un’ingiustizia verso la componente italiana di Fiume, presente da sempre nel tessuto sociale della città quarnerina, assieme a quella croata e di altre nazionalità». Il deputato europeo Jakovcic ha ricordato le difficoltà iniziali in Istria per ottenere lo status di regione bilingue, traguardo raggiunto nonostante il nazionalismo croato e ha proposto per Fiume il modello adottato dal comune di Parenzo.
«Il bilinguismo per i nomi di vie, piazze e altri siti – ha detto l’ ex presidente della Dieta democratica istriana – dovrebbe riguardare il nucleo storico di Fiume, senza venire esteso a rioni periferici e sobborghi, dove potrebbe incontrare l’ opposizione della popolazione locale». Sia Radin che la Marot hanno ricordato che il Trattato italo–croato sulla tutela delle rispettive minoranze e la legge costituzionale croata sulla tutela dei diritti minoritari costituiscono la base giuridica per far passare il bilinguismo visivo, che avrà comunque bisogno dell’accettazione definitiva da parte del consiglio municipale di Fiume, al quale spetta l’ ultima parola in merito e dove non tutte le forze politiche sono a favore. Nel corso della tavola rotonda, è stato ribadito con forza che l’entrata in vigore del bilinguismo non deve essere un atto politico, bensì un atto di civiltà e di cultura, che va condiviso.
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