A Duino arriva il dinosauro bis: dopo Antonio, c’è Bruno

Riprendono i lavori nell’ex cava del Villaggio del Pescatore. Gli esperti della ditta Zoic hanno iniziato a estrarre dai blocchi di roccia i resti dell'adrosauro vissuto 70 milioni di anni fa

Dopo Antonio c'è Bruno: a Duino arriva il dinosauro bis

TRIESTE. Adesso tocca a Bruno. Presto Antonio, il più grande e completo dinosauro d’Italia estratto diciannove anni fa dal sito paleontologico del Villaggio del Pescatore e che fa bella mostra di sé al Museo di Storia Naturale di Trieste, avrà un compagno della stessa specie, Tethysadros insularis. È appunto Bruno, adrosauro vissuto settanta milioni di anni fa, in quell’acquitrino afoso che oggi è uno strato calcareo pullulante di fossili.

La ditta specializzata nella preparazione di grandi reperti, la Zoic di Trieste, ha avuto l'incarico dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Fvg di procedere alla lavorazione dello scheletro e all’estrazione del cranio di Bruno. Era dai tempi dello scavo di Antonio che Bruno aspettava di rivedere la luce. Alcune parti - circa l’ottanta per cento del dinosauro - erano già depositate in diversi blocchi di pietra al Museo di Storia Naturale in attesa anche queste di essere preparate, e adesso sono nei laboratori della ditta Zoic dove gli specialisti le stanno estraendo dalla roccia con un difficile procedimento simile alla ricostruzione di un puzzle in 3D. Mancano la testa e la coda, ancora “in situ” nella cava del Villaggio del Pescatore, dopodiché l’antico rettile sarà completo e andrà a fare compagnia ad Antonio.

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Come spiega Flavio Bacchia della Zoic, il geologo che a suo tempo tirò fuori Antonio dalla sua bara di roccia e che oggi con la cooperativa Gemina gestisce il sito paleontologico del Villaggio del Pescatore attirando migliaia di visitatori all’anno, il lavoro di estrazione del cranio non dovrebbe comportare grossi problemi. «Lo scheletro di Bruno - spiega Bacchia - è dislocato in vari blocchi principali più numerosi frammenti; l'estrazione del cranio e del resto della coda non dovrebbe presentare particolari problemi, sono previsti quattro tagli verticali della roccia profondi settanta centimetri in modo da isolare un parallelepipedo di calcare. Un cuscino ad espansione provvederà poi al distacco del blocco e con opportuno impianto di sollevamento il gioco è fatto».

Antonio il dinosauro ora parla e si muove


Diverso il discorso per quanto riguarda la preparazione e la “pulizia” delle varie parti, suddivise in dieci blocchi di roccia più un centinaio di frammenti, già scavati a suo tempo: «La preparazione di Bruno segue quanto sperimentato e ampiamente collaudato per Antonio: getti di acido formico in soluzione d'attacco dell'8 per cento saranno pompati sulle zone da pulire; seguirà il lavaggio notturno ad acqua persa per rimuovere del tutto i residui di acido, e una volta asciugata la parte di fossile messo in luce dall'acido lo si consolida, si lascia ad asciugare e si riparte». È un lavoro che ha i suoi tempi: «Solo per la coda di Antonio - ricorda Bacchia - furono necessari 66 cicli di lavorazione per un totale di 90 giorni». «Caratteristica dello scheletro di Bruno - aggiunge il geologo - è la sua dislocazione su una piega ad U, struttura mai chiarita dagli esperti; in pratica il dinosauro, caso unico al mondo, è ripiegato di 180°».

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Con la pazienza di un chirurgo Tullio Perentin, biologo esperto in morfologia dei dinosauri, nei laboratori della Zoic assieme agli altri preparatori della ditta in questi giorni lavora intorno ai blocchi di pietra per riportare pezzo per pezzo il dinosauro Bruno alla sua interezza. Un lavoro delicato che non ha eguali in Italia per la complessità della preparazione. E a differenza di quanto avvenne per Antonio, stavolta il pubblico potrà assistere passo passo alla rinascita del dinosauro, in particolare quando verrà il momento di estrarre il cranio dal sito del Villaggio del Pescatore.

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Nella vicina sala dell’Aiat di Sistiana un’esposizione permetterà di seguire il procedere dei lavori, mentre sul sito paleontologico un sistema a realtà aumentata messo a punto dalla Evolving metterà i visitatori in condizione di dare uno sguardo sottoterra: «Con il tablet - spiega Bacchia - ci si avvicina all'affioramento sullo strato, dove si materializza il blocco che contiene il dinosauro e, avvicinandosi di più si spalanca la roccia e vengono alla luce testa e coda».

Intanto va avanti il progetto di valorizzazione e tutela del sito paleontologico a cura del Polo museale del Fvg. Strutture per la copertura dei punti visitabili, passerelle in legno che permetteranno una visita nel “Bosco dei dinosauri” là dove, sottoterra e inglobati nel calcare, ci sono almeno un’altra decina di dinosauri e altri grandi rettili che un tempo lontano pascolavano in quell’acquitrino. Un luogo di eccezionale interesse scientifico che fa dell’ex cava del Villaggio del Pescatore uno dei siti paleontologici più importanti a livello internazionale.

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