A bordo dell’auto con altri tre amici? Si può ma va indossata la mascherina LE NUOVE REGOLE IN FVG

La precisazione della Regione dopo l’entrata in vigore dell’ultima ordinanza Fvg, la numero 16, in vigore fino al 30 giugno 
Lasorte Trieste 04/06/20 - Guida Auto con Mascherina, Emergenza Coronavirus
Lasorte Trieste 04/06/20 - Guida Auto con Mascherina, Emergenza Coronavirus

TRIESTE Si può ritornare in automobile in 4 persone, anche non conviventi, ma tutte dovranno indossare la mascherina. La Regione aggiunge questa spiegazione all’ordinanza numero 16 in vigore da ieri al 30 giugno. Una delle tante Faq del periodo, a questo punto però non più indispensabili. Tanto che nel sito della Protezione civile Fvg si precisa che valgono i due fondamentali principi di precauzione: si può fare tutto o quasi, ma rimanendo distanti e coprendosi naso e bocca nei luoghi chiusi o all’aperto in caso di troppa gente attorno.

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Tutto più semplice dopo settimane di «predetti», «laddove», «di cui»: il labirinto del burocratese. Certo, i Dpcm romani, da cui le ordinanze derivano, non hanno aiutato. Con il “lockdown” (che sarebbe il confinamento) c’era da vietare, contenere, circoscrivere. Nulla di facile, ma la pubblica amministrazione ci ha messo del suo per complicare il messaggio. Questione «congiunti» e autodichiarazioni a parte, di cui si può fare una collezione, resterà irrisolto il rebus dell’attività motoria da svolgere in «prossimità dell’abitazione», quello spazio indistinto consegnato all’interpretazione di ogni cittadino e dell’agente dietro l’angolo. A un certo punto le prefetture in regione hanno fatto sapere che la massima distanza da casa andava «individuata nella circonferenza di 500 metri». Il concetto, poi opportunamente corretto in «raggio», ha rassicurato soprattutto i runner costretti a mettere insieme centinaia di giri in giardino.

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«C’è da usare il buon senso», è stata la raccomandazione. D’accordo, ma quando una norma è scritta senza un senso, che si fa? Nel Dpcm del 10 aprile, per esempio, si ordinava la sospensione delle sedute di allenamento degli atleti professionisti e non professionisti, ma con la precisazione «all’interno degli impianti sportivi di ogni tipo». Quasi che allenarsi all’aperto, in un prato, in un campo o in montagna fosse consentito (ma non lo era).

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26/05/2020 Roma. La spesa al mercato coperto 'Val Melaina' in via Giovanni Conti. Le operazioni si svolgono in un sostanziale rispetto delle regole, con vigilanza all'ingresso, gel per disinfettare le mani, uso generalizzato delle mascherine, e attenzione alla distanza di sicurezza.

Proprio quando lo Stato dovrebbe farsi capire dal cittadino, si esprime in una lingua che lascia senza parole. «Il Dpcm che tutti voi sapete cos’è», ha detto a metà marzo in tv il premier Giuseppe Conte, quasi fosse scontato che un acronimo fino a qualche settimana prima mai sentito dovesse essere familiare. E così i suoi contenuti. Fatto sta che l’ordinanza numero 16 del governo regionale cita, oltre ai Dcpm, anche Costituzione, Trattato sul funzionamento dell’Europa, delibere del Consiglio dei ministri e del Dipartimento della Protezione civile, Decreti leggi, indicazioni del mondo scientifico, ministero della Salute e le linee guida condivise in Conferenza della Regioni, un moloch di 62 pagine, 141 mila battute, 20.500 parole.

Giù le mascherine: dal 4 giugno finalmente rivediamo i sorrisi dei triestini

Nell’antilingua descritta da Italo Calvino, chi va al ristorante diventa un «soggetto», chi in spiaggia un «avventore», chi in piscina un «frequentatore». E nell’ordinanza, si legge un complicato «che sia consentito lo svolgimento delle attività non specificamente disciplinate dalle linee guida di cui ai punti precedenti, nel rispetto delle linee guida o di indirizzo relative ad attività analoghe».

Mentre per spiegare chi non ha l’obbligo di indossare la mascherina, si scrive che, oltre ai bambini con meno di 6 anni, «non sono soggetti i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo delle protezioni ovvero i soggetti che interagiscono con i predetti». Ma quell’«ovvero» vorrà dire «oppure» o «cioè»? Un’ambiguità che dura da secoli e che alla burocrazia continua a piacere tantissimo. —


 

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