Il nostro viaggio a bordo del Vespucci, “la nave più bella del mondo”
Il comandante Lai: «Indimenticabile l’approdo in piazza Unità a Trieste e finalmente qui abbiamo riabbracciato i nostri cari dopo mesi»

«Per noi questo arrivo a Trieste resterà per sempre indimenticabile, anche perché è coinciso con il ritorno in Italia dopo mesi di tour all’estero e proprio qui abbiamo potuto riabbracciare i nostri cari. Vedere dalla vetta della plancia piazza Unità che si avvicinava con migliaia di persone radunate per accoglierci è stato un momento unico e indimenticabile».

Impossibile nascondere l’emozione – e un pizzico di comprensibile commozione – per Giuseppe Lai, il comandante del Vespucci, subito dopo l’approdo a Trieste della nave più bella del mondo. All’impatto scenico dell’arrivo del veliero proprio davanti alla piazza e alle Rive gremite, si è aggiunto l’affetto dei parenti che hanno accolto i membri dell’equipaggio. Abbracci, sorrisi, lacrime di gioia hanno reso ancora più unica una giornata che, come ha sottolineato più volte il comandante, «sarà impossibile da dimenticare».

E proprio Lai sabato ha accolto giornalisti e triestini che hanno avuto la preziosa opportunità di salire a bordo del Vespucci, per un tour guidato alla scoperta della nave più antica della Marina militare, eccellenza del made in Italy dalla fama planetaria. «Trieste rappresenta nell’iconografia di tutti noi la città italiana per eccellenza e non poteva esserci ritorno migliore – ha sottolineato il 125esimo comandante del Vespucci –. Appena arrivati, tra l’altro, ho rivisto mia mamma dopo tanto tempo. In questi mesi di tour mondiale abbiamo vissuto esperienze uniche, mi vengono in mente Phuket o il mitico Capo Horn, ma Trieste ci ha regalato le emozioni più belle».

La vita lontano dai propri cari, pur a bordo della nave più affascinante del mondo, può diventare difficile: «Come affrontiamo la nostalgia di casa? Lo facciamo stando insieme ogni giorno, uniti, affrontando i problemi e risolvendoli. E così l’equipaggio diventa come una famiglia» è la spiegazione del comandante.

A fare brillantemente da guida per gli ospiti a bordo anche la guardiamarina Anna Testa, 25enne braidese a cui brillano gli occhi quando parla della “sua” nave. E ancora di più quando racconta che «dopo mesi, qui a Trieste, ho potuto finalmente riabbracciare mamma e papà. È bellissimo far salire le persone a bordo, perché si vede dal loro sguardo che colgono subito la bellezza unica di questa nave, quella stessa bellezza di cui io, anni fa, mi sono innamorata fino a desiderare di farne parte. Per noi è il massimo poter condividere questa esperienza, tanto qui a Trieste, quanto in giro per il mondo dove, con il Vespucci, portiamo a tutti gli effetti un pezzo d’Italia».
E una volta a bordo, la bellezza, si può cogliere davvero in ogni angolo, tanto nella spettacolare magnificenza dei materiali di questo veliero costruito negli anni Trenta, quanto nei dettagli e nella cura maniacale con cui sono valorizzati. «Il legno della pavimentazione dei ponti viene lucidato ogni giorno per almeno tre ore e quotidianamente vengono lustrati tutti gli elementi in ottone fino a renderli come degli specchi – ha ricordato con orgoglio Anna –. Vogliamo che questa nave, oltre che meravigliosamente bella, sia anche perfettamente pulita, splendente».
Impegno costante e perseveranza, concetti che non a caso riecheggiano anche nel motto della nave:
“Non chi comincia, ma quel che persevera”.
«Un motto che diventa il credo di chi vive questa nave – ha rimarcato la giovane guardiamarina –. Pensate al giro del mondo, alle difficoltà da affrontare e superare, ai mesi lontano da casa. Serve perseveranza per andare avanti e arrivare al traguardo. Ecco perché è bello che questo motto sia associato al Vespucci, che lo incarna perfettamente così come lo incarniamo un po’ tutti noi, nel nostro quotidiano. Questa è una nave in cui è necessario essere sempre operativi, anche 24 ore su 24. E mi piace constatare che, come la sottoscritta, sempre più donne realizzano il desiderio di entrare a far parte di questo equipaggio, dove svolgono le stesse attività dei maschi, senza alcuna distinzione».
Infine, il Vespucci è anche sensibilità sociale come ha spiegato Mariavittoria Rava, presidente della fondazione Francesca Rava, impegnata nell’aiuto all’infanzia in condizioni di disagio e che è partner umanitario del Vespucci: «Abbiamo portato i bambini delle nostre case orfanotrofio in giro per il mondo a bordo della nave, hanno svolto laboratori educativi con l’equipaggio. Per loro è un’esperienza educativa incredibile. Il mare insegna a lavorare di squadra, a rispettare le regole».
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