Pordenone, travolto in bici dopo il turno in ospedale, muore a 28 anni. La disperazione del conducente

Alla guida uno studente di 25 anni: il racconto dei soccorritori tra i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente

Ilaria Purassanta

«Non l’ho visto, lo giuro, non l’ho visto, mi è sbucato davanti all’improvviso...». Disperato, il giovane al volante dell’auto non si dà pace mentre il ciclista, poco più grande di lui, dopo lo schianto, giace esanime e sanguinante, a pochi metri dalla Fiat 500 aziendale, in viale Grigoletti. «Ho avuto quella scena davanti agli occhi per tutta la notte», racconta Romina Colladel, banconiera al bar Eden che è stata fra i primi ad accorrere sul luogo dell’incidente, giovedì sera alle 22.30.

Lorenzo D’Alonzo, 28 anni, nativo di Atessa, paese di circa diecimila anime in provincia di Chieti, operatore socio-sanitario al reparto di chirurgia del Santa Maria degli Angeli, è morto al pronto soccorso di Pordenone un quarto d’ora dopo la mezzanotte. I tentativi di rianimazione sono risultati vani: ha riportato un trauma cranico troppo grave.

Dopo l’urto, è stato caricato sul cofano dell’utilitaria, sfondando il parabrezza, per poi rovinare al suolo, fra il cartello “Rorai Grande” e un albero. In posizione di quiete, l’automobile, che procedeva da Porcia a Pordenone, è finita nella corsia di marcia opposta, la bicicletta, con la ruota posteriore deformata dall’impatto, sul marciapiede, sullo stesso lato.

Lorenzo stava rincasando dal turno in ospedale. Aveva smontato alle 22. Lavorava come oss in chirurgia generale da circa un anno e aveva appena firmato il rinnovo del contratto. Da poco si era trasferito in un appartamento, condiviso con un amico, in via Spilimbergo. L’incidente è avvenuto a pochi metri da casa sua.

S.B, 25 anni, originario del Burkina Faso e residente in provincia di Pordenone, stava effettuando le consegne di sushi a domicilio per conto del ristorante giapponese Shi’s di Pordenone, con l’auto aziendale. È uno studente universitario, lavora come fattorino per pagarsi gli studi. Una tragedia immensa si è abbattuta sui due ragazzi e le loro famiglie.

«Abbiamo sentito un forte botto – ripercorre quei momenti Romina – e siamo accorsi. Il ragazzo dell’auto era disperato, non riusciva a reggersi in piedi per lo choc. Continuava a ripetere “Non l’ho visto, lo giuro non l’ho visto, me lo sono ritrovato davanti all’improvviso”. Due ragazzini, che hanno assistito all’incidente, hanno confermato che la bicicletta era spuntata dal nulla. Hanno detto che non aveva le luci. Era una scena orrenda, veramente una cosa brutta. Il ciclista era sulla strada. È arrivata l’ambulanza, lo hanno soccorso. Poi è arrivata la polizia».

Cristiano Piva, dell’autoscuola Grigoletti, si è trovato per caso sul posto. «Ero andato a cena con i colleghi, con una macchina sola, siamo ritornati qui a prendere le auto. L’incidente sarà successo cinque minuti prima del nostro arrivo. Il giovane è stato rianimato, ma non dava segni di ripresa. I due ragazzini, testimoni oculari, erano in bicicletta sulla pista ciclabile, sull’altro lato della strada. Sono rimasti fino all’arrivo della polizia. Uno è stato bravissimo, si era messo pure a dirigere il traffico».

Bicicletta e auto sono state sequestrate, nell’ambito di un fascicolo aperto per l’ipotesi di omicidio stradale, in attesa che il pm Monica Carraturo disponga la consulenza tecnica sulla dinamica per accertare la sequenza dell’incidente, come da prassi. L’impatto è avvenuto fra la parte anteriore sinistra dell’utilitaria e la ruota posteriore sinistra della bicicletta. Sul posto, per i rilievi, sono intervenuti la squadra volante e la polstrada di Pordenone in supporto. I rilievi sono stati particolarmente complessi. Sono state raccolte le testimonianze.

Non sarà invece disposta l’autopsia: la causa del decesso del giovane oss è chiara. I familiari di Lorenzo sono partiti ieri mattina dall’Abruzzo alla volta di Pordenone. Lorenzo lascia la mamma Michelina, il papà Franco, il fratello Nicola.

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