Gorizia, è morto Giannino Busato, pioniere della terapia del dolore
Era nato a Casier (Treviso) ma era goriziano d’adozione. La sua esperienza in Africa
GORIZIA. È stato molto più di un medico. Giannino Busato non c’è più. Se n’è nadto in punta di piedi a 87 anni. Era nato nel 1934 a Casier (Treviso) ma era, a tutti gli effetti, un goriziano d’adozione. Era arrivato nel capoluogo isontino nel 1980 come primario di anestesia e rianimazione, dove si era distinto tra gli iniziatori dei servizi di cure palliative e terapia del dolore a domicilio. Un compito che lui interpretava alla stregua di una missione.
Già nel 1960, appena un anno dopo la laurea, Busato era partito per Angal, in Uganda, dove presto lo aveva raggiunto la moglie Anna Maria (Sonia) Ardit. Dopo il trasferimento all’ospedale di Lacor, per Giannino e Sonia era arrivato il momento di rientrare in Italia, a Bolzano e quindi a Gorizia. «Erano gli anni del sogno dell’ospedale transconfinario europeo - dichiarò Giannino Busato in un’intervista a “Il Piccolo” del 2017 - un sogno tanto grande e pratico, quanto osteggiato e fatto fallire». Il nome di Busato è legato alla terapia del dolore. Ma anche all’Africa. Giannino e Sonia dedicarono periodi anche lunghi a situazioni difficili: lui da chirurgo, lei da anestesista. Era infatti socio della ong Medici con l’Africa Cuamm. Una figura che tanto ha dato alla città di Gorizia (e non solo) allacciando, con essa, uno speciale e indissolubile rapporto di sinergia. Non a caso, per il suo impegno, aveva ricevuto la menzione d’onore nel 2017 del Premio Sant’Ilario e Taziano di Gorizia.
A Gorizia, nel 1984, Busato ha fondato - e poi presieduto fino al pensionamento - l’associazione Alpe Adria di anestesia, rianimazione e cure Palliative: associazione che oltre ai continui scambi fra soci, annualmente teneva un convegno scientifico con partecipanti italiani, sloveni, austriaci, croati e altri del nord-est europeo. È spesso intervenuto anche in dibattiti pubblici sia su argomenti di politica sanitaria sia come divulgazione di argomenti di etica sanitaria e salvaguardia della salute, continuando a dare il suo contributo allo sviluppo dell’anestesia nei Paesi in via di sviluppo con numerose missioni e corsi.
I funerali non sono stati ancora fissati ma «non si svolgeranno prima di giovedì», dice l’amico Nicolò Fornasir. «Lui, la terapia del dolore l’ha inventata e anche gestita. Anche il tempo libero lo dedicava alle visite a domicilio. È stato, poi, una figura molto importante anche per il centro Rizzati».
Giannino Busato lascia la moglie Sonia, le tre figlie Chiara, Paola e Anna e i nipoti, oltre ai parenti e agli amici.
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