Via dal Rocco per la Triestina è notte

L’incapacità di far punti lontano dal Rocco sta diventando una vera e propria costante per la formazione di Somma: in 11 partite giocate fuori dalle mura amiche, la Triestina ha raccolto la miseria di 5 pareggi, collezionando ben 6 sconfitte
Mario Somma
Mario Somma
TRIESTE.
Adesso non è più soltanto un mal di trasferta. L’incapacità ormai cronica di raccogliere punti lontano dal Rocco sta diventando un vero e proprio cancro che rischia di minare profondamente il cammino dell’Unione in questa stagione. In 11 partite giocate fuori dalle mura amiche, la Triestina ha raccolto 5 pareggi e 6 sconfitte: non solo è la penultima in B in questa classifica (solo la Salernitana ha fatto peggio), ma è impietoso anche il confronto con le squadre alabardate del recente passato.


IL PRESENTE -
Innanzitutto, dopo 11 partite giocate fuori casa, la casellina delle vittorie è ancora inchiodata a zero. Solo Triestina e Salernitana possono vantare questo triste primato. Del resto proprio i campani, fanalino di coda dei cadetti, sono gli unici che sono riusciti a far peggio dell’Unione, raccogliendo solo 4 punti. Maluccio anche l’Empoli (7 punti), che però in casa è un rullo compressore inesorabile, ma anche Padova e Mantova non se la passano bene. Desta invece impressione il cammino del Sassuolo, corsaro principe del torneo cadetto con 5 vittorie e 5 pareggi in trasferta che fanno la bellezza di 20 punti. Bene anche il Torino e l’Albinoleffe di Mondonico, che proprio lontano da Bergamo ha costruito una buona classifica. Anche il Frosinone vanta 5 vittorie, però ha perso tutte le altre per cui è fermo (si fa per dire) a quota 15.


IL PASSATO -
Una Triestina così zoppicante in trasferta non si era mai vista dal ritorno degli alabardati in serie B. Anche nelle annate più difficili, c’era stato un guizzo, un sussulto, che in questa stagione invece è finora mancato. Negli scorsi campionati, quando si era giunti in pratica a metà cammino ed erano state giocate 11 partite fuori casa, tutte le precedenti formazioni alabardate avevano già vinto più volte e quasi tutte avevano raccolto più del doppio dei punti dell’attuale Unione. Lo aveva fatto Maran nelle sue due stagioni: a questo punto aveva ottenuto già tre successi e raccolto un buon bottino. La migliore a metà dell’opera era addirittura la Triestina di Agostinelli, che in 11 trasferte aveva ottenuto ben 15 punti (anche se poi iniziò il declino che portò all’esonero del tecnico). Perfino la travagliata stagione targata Tonellotto, con gli innumerevoli cambi di panchina, aveva portato più soddisfazioni (e 12 punti in saccoccia), e anche Tesser era riuscito a guadagnare 10 e 12 punti. Curiosamente, la peggiore in trasferta era proprio l’Unione di Ezio Rossi che sfiorò la promozione: a questo punto aveva vinto una sola volta fuori casa e raccolto 9 punti. Ma al Rocco era un bulldozer.


IL MODULO -
Ma cosa non funziona allora nell’attuale Triestina? Questione di modulo? Pare proprio di no, anzi si può tranquillamente dire che il sistema di gioco non c’entra nulla: che sia il primo 4-4-2 di Gotti, il 4-2-3-1 preferito da Somma o il 5-3-1-1 visto nelle ultime occasioni, la squadra, anche quando offre prove tutto sommato dignitose o addirittura positive sul piano delle occasioni costruite (come quella di Ancona), lontano dal Rocco non riesce a eliminare alcune clamorose amnesie che poi paga a caro prezzo.


DISATTENZIONI -
Forse proprio il discorso dell’approccio mentale e delle disattenzioni fatali, sembra più attinente al problema attuale degli alabardati. E’ un dato di fatto che davanti al pubblico amico, i giocatori riescono almeno a limitare questi bruschi cali di tensione, e comunque la fisiologica spinta casalinga riesce poi a compensarli. In trasferta, invece, anche con uno schieramento che tiene bene il campo, la spina a un certo punto si stacca, magari su un corner, oppure su una marcatura durante un contropiede avversario. E compensare questi errori fuori casa diventa maledettamente più difficile.

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