Vestirsi da skipper, una spesa di 800 euro

“Un par de scarpe, un par de braghe e una majeta”. Parola di chi sull’abbigliamento da vela ci campa. Certo, molto altro non ci vuole per mettersi in barca una domenica mattina, soprattutto a voler essere in linea con lo spirito primigenio della Barcolana, popolare, goliardico, spontaneo.
Eppure, c’è chi all’eleganza e allo stile non rinuncia nemmeno per una “regata domacia”. Sarà perché è la più affollata del mondo, perché negli anni è diventata un vero e proprio evento o perché si svolge nel salotto buono del Nordest d’Italia, l’asburgica Trieste che in quanto a stile non è seconda a nessuno. Per la gioia di discrete ammiratrici che apprezzano – con stile, ovviamente - biondi e scarmigliati skipper in shorts e infradito anche con la bora a 90 all’ora e 5 gradi percepiti, in quanto ad abbigliamento da vela c’è di che sbizzarrirsi.
Giulio Tarabocchia, che gestisce il più specializzato dei negozi di questo genere a Trieste, giura che «i triestini non sono così modaioli, anzi. Non amano spendere né per vestirsi, né per la propria barca. Il nostro mercato – continua il titolare di Nautica Wave Sailing Point – è difficile. Lavoriamo molto da maggio a luglio e poi nuovamente in settembre, quando i triestini ritornano dalle crociere in cui hanno spaccato tutto e cercano i pezzi di ricambio. La Barcolana porta un aumento degli affari nelle due settimane precedenti».
Per chi non va al risparmio anche nelle grandi occasioni e indossa solo una giacca impermeabile, gli occhiali da sole e, al massimo si porta dietro una cerata, pantaloni cerati, stivali e guanti, c’è da dire che le cifre cui si va incontro non sono proprio popolari anzi, da sport d’élite qual è la vela.
«Per fare i fighetti – dice Tarabocchia – bisogna spendere almeno 700 o 800 euro ma si arriva anche al doppio o triplo». —
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