Vent’anni dal canestro delle meraviglie di Gentile

TRIESTE. Ci sono canestri che durano per sempre. Non ci sono classifiche che tengano, non contano i confronti. Certi canestri sopravvivono nella memoria collettiva, lasciandosi alle spalle tutto, crisi societarie, addii, fallimenti e resurrezioni. Domani saranno vent’anni dal “ciuff” più celebrato della storia della Pallacanestro Trieste. Capodanno 1994. Nando Gentile.
Altri tempi, altre storie. Altro scenario: Palasport di Chiarbola. Altra categoria: serie A1, anzi altissima A1. Di fronte Stefanel Trieste e Buckler Bologna, vale a dire la squadra dei giovani che vuole completare la crescita conquistando lo scudetto e quella che al vertice è di casa. Un calendario che ti propone una roba così all’ora di pranzo di Capodanno sembra una presa in giro. Sembra, appunto. La stramberia si rivela un successone. Gara in diretta televisiva, perchè a quei tempi c’era meno offerta tv ma il basket aveva più risalto.
Nando Gentile quella partita lì non doveva nemmeno giocarla. Una distorsione a una caviglia l’aveva tenuto in forse fino alla vigilia. Il play casertano, però, il ventisettesimo compleanno voleva trascorrerlo sul campo, magari regalando a Trieste la testa della classifica. «La vita è piena di pericoli che bisogna affrontare». I trentanove minuti e 59 secondi prima del compimento del miracolo ve li risparmiamo. Sul 70-71 per la Buckler di Danilovic e Brunamonti, va in lunetta Gus Binelli. L’anima lunga virtussina segna il primo libero e si becca il vibrante consiglio di Morandotti sull’opportunità di sbagliare l’altro per far spirare così l’ultimo secondo di gioco. Binelli, invece, infila anche il secondo libero. Rimessa biancorossa. Palla da Fucka a Gentile che tira da 22 metri. Ventidue! Tre volte la distanza di una “tripla”. Un quotidiano sportivo il giorno dopo esemplificherà: come mettere in fila oltre sei Cinquecento. Quel tiro della disperazione diventa un capolavoro. L’evento mediatico del Capodanno 1994. Una sbornia collettiva. Qualche inviato azzarda: «Il colpo di Gentile equivale all’azione di un Baggio, di un Maradona che in una sfida scudetto, all’ultimo minuto, fa gol da centrocampo». Gentile, emozionato, confesserà: «Quel pallone lo ha depositato in canestro mio padre».
Per la cronaca, il tiro delle meraviglie portò a un supplementare nel quale prevalse la freschezza della Stefanel di Tanjevic su un avversario che aveva già fuori per falli Danilovic. 93-86 e Trieste sola in cima al campionato. La stagione sarebbe poi finita un po’ diversamente: biancorossi eliminati in semifinale scudetto dalla Scavolini e battuti nella finale di Korac dal Paok Salonicco e Stefanel che decide di trasferire la compagnia a Milano lasciando Trieste in braghe - non più casual - di tela...(r.d.)
@degrax
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