Vela, a Noè e White Hawk il Mondiale J70

L’equipaggio triestino a Porto Cervo si impone nel raggruppamento per non professionisti
Alcatel J/70 Cup Scarlino, 28 luglio 2017 © Zerogradinord
Alcatel J/70 Cup Scarlino, 28 luglio 2017 © Zerogradinord
TRIESTE. Si chiama White Hawk, ed è salito sul tetto del mondo, vincendo il Mondiale J70 nel raggruppamento Cotinthian, ovvero non professionisti. Triestini, tutti - Gianfranco Noè, Giuliano Chiandussi, Samuele Semi, Emanuele Noè e il giovanissimo Simone Bussani- per una storia di eccezionale passione veristica e un mondiale preparato in più di un anno. La classe è il monotipo J70, il più famoso al mondo, e il mondiale è quello di Porto Cervo, conclusosi ieri: il più affollato della storia delle regate monotipo, con 170 barche al via, diventate 162 dopo polemiche nei giorni di stazze e di maestrale, con 8 barche squalificate.


Dopo troppo vento, si è iniziato a regatare, e l’equipaggio triestino è iniziato con il piede giusto: il primo obiettivo, infatti, era classificarsi nella flotta Gold, lasciando indietro i più lenti, e poter quindi poi competere per l’oro. Che Noè - iridato 40 anni fa in Flying Junior, dipendente di Generali nella vita di ogni giorno, e una passione maniacale per la vela, trasmessa e condivisa in famiglia - avesse buone chances per primeggiare sugli italiani era plausibile, a seguire il rendimento, sempre in crescita, durante la durissima stagione italiana: ma da qui a dominare il mondiale tra i non professionisti, con un eccezionale 10.o posto nella classifica assoluta, di strada da fare ce n’era molta. «Tutto l’equipaggio - racconta uno sfinito Gianfranco Noè - ha girato come un orologio, ognuno ha fatto il proprio compito in mare ma anche e soprattutto a terra, per garantire una barca perfetta alla partenza di ogni prova». Un mondiale che arriva dopo 40 anni il primo vinto da Noè, in classe Flying Junior nel 1977, con il fratello Salvatore.


«Abbiamo lavorato un sacco - racconta Noè - copiando le migliori cose che vedevamo fare ai professionisti, abbiamo fatto anche allenamenti con gommone a seguito, abbiamo usato telecamere a bordo, macchine fotografiche, facendo briefing per migliorare. Siamo tutti e quattro laureati, con un lavoro, ma ci abbiamo creduto fino in fondo e questo è il risultato. Regatare dentro questa enorme flotta, gomito a gomito con professionisti di fama mondiale è stata una sensazione unica: mi sembrava di essere tornato alla classe 470, tanti anni fa». In barca erano in quattro, e mezzo: per raggiungere il limite di peso è stato imbarcato anche un giovanissimo, il dodicenne Simone Bussani, classe Optimist. «Ha girato con noi, è un guerriero - dichiara Noè - e si è preso anche una brutta botta con occhio nero, ma ne è valsa la pena». I ringraziamenti di Noè: «La lista è lunga, ma Adriaco, il nostro sponsor Element e Giulio Tarabocchia sono stati indispensabili».


Francesca Capodanno




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