Una malattia genetica la causa della morte di Piermario Morosini

PESCARA. Una malattia genetica, rara, ma implacabile: è stata la cardiomiopatia aritmiogena a stroncare la vita del calciatore Piermario Morosini lo scorso 14 aprile durante la partita Pescara-Livorno.
Lo dice la perizia chiesta dalla Procura di Pescara e stilata da Cristian D’Ovidio, medico legale all’Università di Chieti: si tratta di una malattia di probabile origine genetica che produce aritmie ventricolari e quindi arresto cardiaco. L’autopsia, e le successive analisi genetiche che si sono effettuate a Roma, hanno così chiarito l’origine di quella cicatrice visibile sul cuore dello sfortunato 26enne centrocampista del Livorno e che in un primo tempo aveva fatto pensare a una miocardite. Un segno sul muscolo, anche recente, un problema superato, risolto, ma senza che nessuno se ne fosse accorto. Poi un altro attacco, quello fatale, sul prato verde dello Stadio Adriatico.
La cardiomiopatia aritmiogena è considerata la causa più frequente di arresto cardiaco negli sportivi di alto livello: anche il calciatore del Siviglia Puerta, morto nell’agosto del 2007, è infatti deceduto a causa di questa malattia ereditaria. Secondo quanto si è potuto sapere, nelle 250 pagine della relazione scritta dal professor Cristian D’Ovidio, gli effetti della malformazione erano in fase iniziale. E lo conferma anche il perito della famiglia Morosini, la dottoressa Cristina Basso: «Mi risulta che la malattia fosse agli inizi del suo percorso - spiega la dottoressa dell’Università di Padova - e che fosse molto difficile diagnosticarla. Il ragazzo poi non aveva dato nessun segnale di malattia, quindi la responsabilità della sua morte non credo sia di chi lo ha avuto in carico sanitario per anni. Ormai la scienza ha appurato che in un atleta questo tipo di malattia genetica aumenta i rischi di arresto cardiaco di cinque volte, perché lo sforzo è uno stimolo in negativo. E non sappiamo neanche se nel caso di Morosini ci sia stata una mutazione genetica nel tempo o se sia stato portato sin dall’inizio di tale malattia».
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