Triestina Calcio, il futuro è appeso a un filo

Sempre più vicina la dead-line per saldare stipendi e arretrati, ma la cassa è vuota. Nessuna dichiarazione da Rosenzweig. Devono arrivare 2 milioni di euro, il destino dell’Unione è in bilico

Ciro Esposito
Il presidente della Triestina Ben Rosenzweig è al vertice del club dal luglio del 2024 (Foto Lasorte)
Il presidente della Triestina Ben Rosenzweig è al vertice del club dal luglio del 2024 (Foto Lasorte)

Mancano poche ore alla dead-line per adempiere ai pagamenti (stipendi, Inps e Irpef) dei tesserati della Triestina.

Vanno saldati gli arretrati residui e gli oneri di competenza del mese di febbraio. Il termine scade alla mezzanotte del 16 aprile ma di fatto dopo le 14 tecnicamente si andrebbe fuori tempo massimo.

A martedì le casse del club erano vuote. Nonostante le sollecitazioni, il presidente Rosenzweig dagli Usa non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Il destino dell’Unione si gioca sul filo del rasoio o comunque è appeso un filo. Alla speranza cioè che i 2 milioni necessari possano approdare a Trieste. Gli uffici amministrativi, sotto la conduzione dell’ad Sebastiano Stella, già da venerdì hanno predisposto i documenti e i modelli F24. Basta premere un invio del pc ma deve arrivare quel denaro che non arriva da almeno 2 mesi.

Nonostante le rassicurazioni pubbliche fatte dal presidente Ben Rosenzweig la situazione finanziaria è uguale, anzi peggio (per i costi sostenuti), di quella di metà di febbraio. I soldi non ci sono, come c’erano solo in parte il 16 febbraio.

Tutto il resto conta zero. Senza un intervento dell’ultimo minuto l’Unione si ritroverà un’altra penalizzazione dai 6 agli 8 punti da scontare nel prossimo campionato. Il regolamento federale prevede una pena meno afflittiva rispetto alla sospensione dal torneo prevista per la reiterazione delle violazioni relative all’ultimo semestre dell’anno solare.

Altre penalità dunque, ma in quale campionato? Dando fiducia ai giocatori e a Tesser, che da gladiatori ora anche senza stipendio, diventerebbero degli eroi (e può essere anche uno stimolo per loro) anche la permanenza in C conquistata sul campo non è scontata.

Qualora i 2 milioni arrivassero con un ritardo contenuto, poi ne servirebbero almeno altri 5 per chiudere la stagione. C’è la scadenza del 4 giugno (marzo e aprile), scattano a breve i controlli per la licenza nazionale e per l’iscrizione alla prossima stagione con i conti che devono essere in regola per la Covisoc. Insomma sembra poco logico che nuovi soggetti vogliano investire oggi su un’operazione per un futuro senza certezza.

A tappare il buco ci dovrebbe quindi pensare Rosenzweig con i suoi investitori che hanno gettato, per incapacità di gestione della governance di Trieste e di un budget sportivo fuori controllo e fuori mercato, i loro 25 e passa milioni.

L’asfissia di queste ore è solo l’ultima tappa di un processo che si è innescato almeno dall’autunno, che poi si è manifestato a febbraio e che adesso sta per deflagrare. L’arrivo di liquidità immediata o in un tempo ragionevole consentirebbe almeno di prendere tempo, perché c’è da aspettarsi che fuori dalla porta della sede o del tribunale cominci a formarsi la coda dei creditori. E si sa poi come va a finire.

In attesa che una luce possa accendersi resta un dato di fatto: il presidente Rosenzweig aveva ammesso le sue responsabilità, denunciando un’errata pianificazione finanziaria e che, con un’opportuna correzione, ai primi di aprile tutto sarebbe stato sistemato. Siamo a primavera inoltrata e il suo club che “ama come Trieste” è alla canna del gas.

In un board così corto e agile è semplice individuare la responsabilità ma comunque il presidente è il primus inter pares. Lui poteva fermare e non avallare l’erogazione di un budget enorme a fronte di un fatturato di pochi milioni e di risultati sportivi miserrimi (quando alla guida non c’è stato Tesser, da solo prima e con Delli Carri poi). Tutti auspicano che la situazione si riassesti, ma la credibilità è già morta e sepolta.

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