Triestina avanti con Bucchi per uscire dalla crisi
Milanese non interviene sulla guida tecnica, adesso la squadra deve rispondere sul campo e non scivolare più in classifica
/ TRIESTE
Nel day after della peggior partita della Triestina vista al Rocco da parecchio tempo l’unica certezza è che Milanese ha scelto di andare avanti con Bucchi. Con quattro sconfitte sul groppone e con due prestazioni down come a Lecco e con la Pro Sesto la scelta non era per nulla scontata. In passato in situazioni anche meno cruente ne avevano fatto le spese Pavanel, Gautieri e per certi aspetti anche Pillon alla fine della scorsa stagione. Gli ultimi due avevano un contratto biennale tant’è vero che sono ancora a libro paga.
Questo significa che Milanese ha imparato ad avere più pazienza. È un segno di maturità o di rassegnazione? C’è ancora convinzione nel programma stilato quest’estate con il tecnico marchigiano sul quale è stato investito tanto. E poi gli avvicendamenti degli allenatori raramente danno risultati e pesano sui budget. La pazienza però non può essere illimitata e i dubbi non mancano. Bucchi ha ragione quando dice che per costruire una squadra da vertice ci vuole tempo e anche che l’obiettivo era arrivare tra le prime sei. Il tempo a disposizione è decisivo per allestire un gruppo, un gioco e di conseguenza i risultati. Se il tempo però non è scandito da un’evoluzione, una crescita costante, rischia di diventare un alibi e di togliere stimoli ai protagonisti (soprattutto i giocatori) del progetto. E siccome siamo quasi ai due terzi della stagione è necessario serrare le fila.
Quest’ultimo terzo di stagione va giocato per tenere il quinto posto e per un dignitoso play-off. La quinta piazza è l’obiettivo minimo sulla carta ed è l’unico realisticamente realizzabile. La Triestina ora deve difenderlo sapendo che la nona piazza è solo due punti sotto. Il tesoretto accumulato con merito negli ultimi mesi del 2021 è stato dilapidato dopo Natale.
Tutti hanno sempre riconosciuto, tecnico compreso, che la rosa messa a disposizione dalla società era inferiore solo a quelle di Padova e Südtirol. E invece nella realtà da tempo la distanza è siderale anche da Feralpi e Renate, squadre che sì hanno cambiato poco, ma che quest’estate hanno come l’Unione cambiato guida tecnica. Nelle ultime tre gare l’involuzione dell’Unione è evidente. Nessuno era in grado di prevedere un’escalation così negativa nonostante covid e assenze che indubbiamente hanno inciso. Un’involuzione determinata da difetti tecnici e tattici che vanno di pari passo con quelli motivazionali.
Bucchi finalmente ha davanti una settimana tipo. Può utilizzarla per recuperare le energie spese ma anche per riordinare le idee in vista delle prossime difficili sfide.
La società, nella realistica consapevolezza che il gap in alto non si può colmare, ora ha il compito di ribadire gli obiettivi e soprattutto di dire con forza che la stagione non è finita. Anzi da oggi comincia una nuova corsa. C’è da difendere la posizione perché non si sa mai che per caso non scatti la riforma con la nascita dell’Elite e soprattutto perché il modo di stare in campo da adesso in poi condizionerà le scelte per la prossima stagione che nelle intenzioni finora espresse dovrebbe essere più ambiziosa. È una corsa nella quale tutti devono correre. Anche per rispetto a quel che resta di questa piazza storica che si sta consumando tra la protesta e la depressione. Chi non corre resterà indietro o addirittura fuori.
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