Triestina: addio a Ennio, il magazziniere gentiluomo

Si è spento Tonelli: una vita dedicata all’Unione come allenatore delle giovanili e poi con la prima squadra
Lasorte Trieste - Lucchese Triestina - Festa fine -
Lasorte Trieste - Lucchese Triestina - Festa fine -

TRIESTE. Difficile fare il conto di quante ne abbia curate: certo che quella maglia rossoalabardata non se l'è più tolta. Se ne è andato Ennio Tonelli, una vita sportiva dedicata alla Triestina come allenatore e dirigente del settore giovanile e storico magazziniere della società. L'ultimo saluto venerdì 5 maggio nella chiesa di San Bartolomeo, in via di Prosecco, a Opicina.

Chi l'ha conosciuto, ricorda la sua discrezione e il suo carattere solare.

«Una persona - dice Maurizio Costantini - di cui t'accorgevi quando mancava. Lo ricorderò sempre con grande piacere, per la sua disponibilità e per la sua gentilezza. In spogliatoio c'era sempre tutto pronto, a posto, ordinato: ci chiedeva anche con che scarpe volevamo giocare... Mettendoci a nostro agio, contribuiva alle nostre vittorie. Con Marcello Bisiacchi e Berto Schiavon formava un trio davvero unico per noi giocatori. Persone che non si dimenticano».

«Uomo d'altri tempi - sottolinea Vittorio Russo - l'ho incontrato non tanto tempo fa. Ricordo che giocava centravanti nella Libertas, piccolo ma molto rapido. Poi seguì il maestro Umberto Buffalo come allenatore nel vivaio alabardato e alla società era legatissimo».

«Come non ricordarlo - dice Ruggiero Calò, tecnico dello Zaule - è stato il mio mister quand'ero nei giovanissimi della Triestina: sempre affabile con tutti, una persona davvero buona. Lo ricorderò sempre nella foto alla fine del mitico spareggio contro la Lucchese».

Anche Luigi Sandrin, ora allenatore del Vesna, non lo dimentica: "L'avevo mandato a salutare da comuni amici - racconta - e mi viene un groppo in gola a parlarne: era sempre sorridente, un carattere solare, una persona squisita e molto riservata. Voleva un gran bene alla Triestina».

Luciano Zancopè, una vita nel calcio triestino, ha condiviso per otto anni il ruolo: "Tranquillità ed equilibrio - dice - erano le doti che lo facevano contare fino a cento quando qualcosa non andava. Nel nostro regno al "Rocco" c'era un cassettino dove i giocatori gli affidavano i loro segreti e niente è mai trapelato. C'è un episodio che ricorderò sempre: di ritorno dallo spareggio vinto con il Mestre, ci fermammo in ristorante e i tifosi ci spogliarono letteralmente. Andammo a cercare tra le magliette che riportavamo indietro qualcosa per coprirci, altrimenti saremmo arrivati in piazza Unità in mutande».

Buon viaggio, Ennio.

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