Trieste gioca con il cuore, lotta e schianta Cremona. É viva e vale i play-off

Nonostante le traversìe societarie legate all'arresto del presidente Scavone per frode fiscale e la capogruppo Alma allo sbando, si è assistito a un capolavoro sul parquet della squadra trascinata dai 5871 tifosi dell’Allianz Dome: 97-80. «La gente come noi non molla mai». Ma non basta il campo per costruire il futuro
La prima pagina di oggi del quotidiano. Nella foto di Francesco Bruni il capitano Andrea Coronica e l'ad Gianluca Mauro
La prima pagina di oggi del quotidiano. Nella foto di Francesco Bruni il capitano Andrea Coronica e l'ad Gianluca Mauro

TRIESTE Questa è la Trieste del basket. Orgoglio. Cuore. Quanti mari in tempesta attraversati. Qui si è riemersi dopo aver visto proprietà emigrare, promettere e poi sparire, dopo aver subìto la scomparsa di diritti acquisiti sul campo. Perchè «La gente come noi non molla come mai» non è mica uno slogan scandito giusto per rompere il silenzio. È la carta d’identità della Trieste del basket.



Nella settimana dell’arresto dell’ex presidente Luigi Scavone, la reazione non è abbattersi di fronte all’ennesima sciagura. Non si piange. O, almeno, non prima della partita, nè durante. Magari dopo, come in quel lungo intenso abbraccio al quarantunesimo tra Eugenio Dalmasson e Daniele Cavaliero. La squadra che non avrebbe avuto più niente da chiedere al campionato demolisce Cremona e pregiudizi. Due quarti a ritmi indemoniati, la difesa del ct Sacchetti tagliata a fette. Strapotere assoluto. «La gente come noi non molla mai».



Il +17 finale è solo un numero e poco racconta. I 5871 accorsi (per 60mila euro d’incasso) all’Allianz Dome all’ora di pranzo in una giornata in cui sembrebbe sacrilego rinunciare a una giornata sul Carso rappresentano un numero più significativo. Eugenio Dalmasson, braccia conserte e volto al solito indecifrabile, affronta la partita con la serenità di chi si presenta preparato all’esame. Per una settimana ha lavorato sulla testa e sul cuore dei suoi giocatori.

«Si deve giocare sempre, pensiamo solo al basket». Parole che funzionano solo se l’atteggiamento è fermo e credibile. Un’incrinatura nella voce, un gesto appena di sconforto, sarebbero l’istantanea della rassegnazione. È in momenti come questi che il coach dà il meglio: parla al cuore degli uomini.



Poi, dipende da loro. La risposta sembrerebbe uno spunto buono per quei (magnifici) film americani di sport, sofferenza e redenzione: tutti ci credono, uniti per vincere. Peric getta la maschera di leader silenzioso e invisibile e incita il pubblico ad alzare i decibel dei cori. Sanders lo imita. Wright si accoda. Come si dice «La gente come noi non molla mai» in inglese?



Sessantun punti in un tempo una squadra di
Meo Sacchetti
probabilmente non li aveva ancora mai incassati. Il ct della Nazionale alla vigilia si era detto convinto che la tempesta abbattutasi sulla Pallacanestro Trieste non avrebbe annientato la squadra di Dalmasson. Pretattica o convizione, vai a saperlo. Difficile, però, che avesse previsto tutto questo.

Il fiume di emozioni che esalta i giocatori biancorossi paralizza invece quelli della Vanoli. Michele Ruzzier qualche anno fa consegnò al basket triestino una storica salvezza in A2 prima di prendere l’ascensore per Venezia. Conosce quanto conti il basket a Trieste e quanto il parquet di Valmaura possa scottare sotto il piede degli avversari nelle partite della vita. Eppure anche lui, con il ciuffo biondo pegno della Coppa Italia vinta, resta impietrito. Chiude con 1 di valutazione.



Trieste vince la partita e si prende anche la differenza canestri, hai visto mai che la disperazione inneschi un filotto di vittorie. L’abbraccio tra Dalmasson e Cavaliero a fine partita non ha bisogno di parole. É la fotografia di emozioni covate per 5 interminabili, soffertissimi, giorni, e liberate sul parquet. Per un giorno chissenefrega del protocollo, squadra richiamata in mezzo al campo a furor di popolo. Piange l’ad
Gianluca Mauro
. Attraversa commosso ad ampie falcate il campo il direttore generale e neo consigliere d’amministrazione
Mario Ghiacci
, atteso da settimane in cui la sua esperienza e il suo equilibrio saranno essenziali per mantenere la Pallacanestro Trieste in linea di galleggiamento.



La squadra può continuare ad accarezzare il sogno dei play-off. Staff tecnico, giocatori e pubblico hanno dimostrato a tutta Italia che Trieste è da serie A. «La gente come noi non molla mai».



Ma il futuro del basket non si costruisce solo con un pallone arancione tirando a canestro. C’è un’inchiesta aperta, con il signor Alma in carcere. C’è incertezza sui margini di gestione delle prossime settimane. C’è bisogno che qualcuno si faccia avanti presto. Con idee chiare, una faccia pulita e garanzie economiche. Bastassero cuore e orgoglio non ci sarebbero dubbi sul futuro. Ma purtroppo non bastano.

TRIESTE 97

VANOLI CREMONA 80

Pallacanestro Trieste: Coronica, Peric 17, Fernandez 2, Wirght 14, Strautins 7, Cavaliero, Da Ros 9, Sanders 6, Konx 20, Dragic 15, Mosley 7, Cittadini. All. Dalmasson

Vanoli Cremona: Saunders 9, Sanguinetti ne, Gazzotti ne, Diener 17, Ricci 4, Ruzzier 3, Mathiang 10, Crawford 22, Aldridge 3, Stojanovic 12. All. Sacchetti

Arbitri: Bettini, Borgioni e Perciavalle

Note: tiri liberi Trieste 18 su 21, Cremona 14 su 18. Tiri da tre punti Trieste 7 su 22, Cremona 4 su 26. Rimbalzi Trieste 39 (Knox 8), Cremona 38 (Mathiang 8). Assist Trieste 20 (Peric 6), Cremona 10 (Ruzzier 4). Spettatori 5871


 

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