Tanjevic: il basket ha un futuro solo lavorando sui giovani
TRIESTE. «I giovani? Un investimento che paga e pagherà sempre. Ai tempi della Stefanel in giro si pensava che spendessimo chissà quanto. Era tanto? No, era speso bene e comunque - fatte le proporzioni - meno di quanto spendono le squadre di vertice ora». Bogdan Tanjevic è il solito. Non sarà mai banale e scontato, nemmeno ora che, conclusa l’avventura alla guida della Turchia dopo Europei deludenti, a 67 anni si concede un periodo di quiete.
«Domenica scorsa ero al palasport a vedere Acegas-Casale, quando posso vado a vedere le partite di Trieste. Per il resto, mi muovo, incontro gli amici e per fortuna me ne sono rimasti tanti, in giro. Mi preparo a fare il nonno e tra un po’ tornerò in Turchia, a trovare le persone con cui ho condiviso l’ultime esperienza cestistica. Non ho fretta di trovarmi nuove occupazioni. Negli ultimi 10 anni ho fatto il pendolare, stare per un po’ a casa con la famiglia non fa male».
Il riposo del guerriero, comunque, non significa disinteressarsi del mondo in cui ha vissuto per 50 anni. Ecco, quindi, che dall’analisi di Acegas-Casale parte una riflessione sul basket triestino attuale e futuro e - soprattutto su quello che si potrebbe o si dovrebbe fare. «Trieste ha perso con Casale. Dove sta il problema? I piemontesi erano più forti. Mi hanno fatto una buona impressione, ricordiamoci che fino a poco tempo stavano in serie A preparati da un allenatore bravo come Marco Crespi. L’Acegas per ora è inferiore. Eppure nel finale, con la tenacia e l’intensità, è riuscita a riaprire una partita che sembrava chiusa. A me Trieste piace. E considero Dalmasson un ottimo allenatore».
I GIOVANI «Chi l’ha detto che con i giovani non si può vincere? La mia esperienza dice il contrario. Ho sempre trovato più stimolante allenare i ragazzi piuttosto che giocatori navigati. Con i giovani puoi fare programmi a lunga scadenza, anche se il peso degli agenti ora è superiore rispetto all’epoca della Stefanel. L’importante è che i ragazzi siano pronti a seguire le direttive. Un esempio: io li invitavo sempre a non leggere i giornali sportivi dopo le partite, li incoraggiavo a sfogliare i quotidiani politici o i libri. Era meglio che si formassero come uomini e cittadini, piuttosto che correre dietro a pagelle e statistiche...»
RUZZIER «Con i giovani bisogna avere pazienza. L’errore che si commette più frequentemente allenandoli è ricacciarli in panchina al primo errore, mentre con i giocatori più maturi si ha più pazienza. Bisognerebbe comportarsi nel modo opposto. Un ragazzo per crescere deve anche poter sbagliare. I giovani dell’Acegas mi piacciono. Michele Ruzzier mi sembra il più pronto, ha personalità, tecnica, certo che se avesse qualche centimetro in più...Contro Casale ha giocato maluccio, è vero, ma l’ho visto anche trascinare la squadra in altri frangenti, segno che il materiale umano e tecnico c’è. Dovessi dargli un consiglio, gli direi di non aver fretta a lasciare Trieste. Uno o due campionati di Adecco Gold ancora in biancorosso lo formerebbero completamente. Anche Candussi è un prospetto interessante ma dovrà mettere su ancora qualche chilo».
I SOLDI «C’è la crisi, è vero. Ci sono pochi soldi da investire nello sport ed è sempre più difficile far quadrare i bilanci. Mi è piaciuta l’iniziativa dei tifosi a sostegno della Pallacanestro Trieste. Sarebbe bello, però, ae anche chi ha il potere economico in questa città si muovesse a sostegno delle principali realtà sportive. Parlo del basket ma potrei parlare anche della Triestina o, perchè no, della Sgt che una storia centenaria. Penso ad esempio a un colosso come le Generali. Sarebbe giusto se sostenesse gli sforzi dello sport triestino. In fondo, non credo che parliamo di cifre spropositate per un colosso simile. Dico Generali ma mi riferisco in generale a chi ha peso economico e politico in città. Se invece la Pallacanestro Trieste è costretta ad andare a cercare di mettere insieme mini sponsor da 5-10 mila euro alla volta tutto diventa più difficile...»
IL CAMPIONATO «Non sottovalutate l’Adecco Gold. Ho visto formazioni competitive, esterni moderni, validi coach. Vedo in campo giocatori italiani e mi consolo. In serie A ho assistito a sfide tra quintetti composti solo da Usa. Penso invece che meno stranieri ci sono e più si possa crescere, una tesi che tempo fa mi ha anche procurato dei nemici».
«Esposito torna in campo a 44 anni? Ho grande simpatia per Vincenzo ma mi sembra soprattutto una mossa per cercare di smuovere le acque, quasi la carta della disperazione. Bisogna vedere se nel frattempo si è tenuto in allenamento, come ha fatto ad esempio il mio amico Cantarello. Grande “Canta”, non a caso l’unico campionato con me in cui non ha avuto problemi di infortuni mi ha portato allo scudetto. Un tricolore che doveva essere triestino...Ma quella è un’altra, vecchia, storia».
@degrax
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