“Stregato” pure Sir Ainslie «Che fantastica giornata Ho visto tanta passione»
TRIESTE. L’invito gli è già stato rivolto. «Per Sir Ben Ainslie le porte della Barcolana saranno sempre aperte», e nelle frase del presidente della Svbg Mirja Gialuz era sottinteso un arrivederci.
Il velista più grande di sempre, il baronetto di Sua Maestà che in carriera ha conquistato quattro ori olimpici e una Coppa America, del resto è abituato solo a vincere. Possibile che la sua storia alla Barcolana possa chiudersi con un quattordicesimo posto? Ospite di Land Rover, Sir Ainslie è sbarcato a Ronchi di buon mattino, è salito sullo scafo di Andrea Illy con al timone Mauro Pelaschier e, conclusa la regata, si è concesso a taccuini e riflettori. Una sortita triestina, rubacchiando un po’ di tempo all’estenuante lavoro di preparazione alla prossima America’s Cup.
Sir Ainslie, quale ricordo conserverà di questa esperienza alla Barcolana?
«Una giornata fantastica. Sono felice di essere qui e trovo incredibile vedere oltre 1700 barche sulla linea di partenza. Non esistono dimostrazioni migliori di amore per la vela».
Ha condiviso la gara con una leggenda locale come Pelaschier.
«Un onore aver gareggiato con lui. Provo grande rispetto per chi ha dato lustro alle classi olimpiche e confesso che sono rimasto molto impressionato dal modo in cui abbiamo gestito la regata».
Ha conosciuto la passione per il mare dei triestini. Ci sono punti di contatto con voi inglesi?
«In Gran Bretagna abbiamo grandi tradizioni, la vela appartiene alla nostra cultura. In Italia ritrovo la stessa voglia di mare. Il mio augurio è di rivedere presto un grande consorzio italiano in Coppa America. Lo avere avuto in passato, sarebbe bello se poteste proporre nuovamente un team in grado di lottare per il successo».
Ed eccoci, appunto, all’America’s Cup. Dopo averla vinta con Oracle nel 2013, sta lavorando per un trionfo britannico nell’edizione del prossimo anno.
«Si tratta di uno degli eventi sportivi in assoluto più impegnativi, L’Inghilterra insegue un successo che finora le è sempre sfuggito. Per riuscirci stiamo lavorando solo e questa impresa assorbe tutte le mie energie».
Per vincere una manifestazione come la Coppa America conta di più l’imbarcazione perfetta oppure la qualità e la compattezza dell’equipaggio?
«Difficile dare una risposta. Bisogna trovare un equilibrio tra i due fattori. Nell’ultima edizione, nella Baia di San Francisco, la tecnologia ha inciso per il 75% e il talento degli equipaggi ha fatto il resto. Credo che alle Bermude nel 2017 possa esseci un maggiore equilibrio tra le due componenti».
Ha vinto quattro Olimpiadi, svariati Mondiali e una Coppa America. Ha ancora sogni nel cassetto?
«Quando ero ragazzino e mi sono avvicinato alle gare (a 8 anni la partecipazione alle prime competizioni e a 12 il primo Mondiale, ndr) avevo due sogni: partecipare alle Olimpiadi e vincere una medaglia e conquistare l’America’s Cup. Ci sono riuscito. In questo momento non riesco a immaginare una scommessa più bella di portare la brocca in Inghilterra. Tutto è nato dalla Coppa delle Cento Ghinee ed è giusto che il Regno Unito possa riaverla a casa grazie a un equipaggio inglese».
L’effetto Brexit quanto inciderà sul vostro budget?
«Ah...Immagino che dovremo tenerne conto ma è ancora presto per tarne valutazioni».
Un abbraccio allo staff della Barcolana e un sorriso per i fotografi. La giornata triestina del più grande velista di sempre si conclude quindi così. Si torna a pensare alla Coppa America.
See you again, Sir Ainslie. Un bi-campione di Coppa America alla Barcolana. Sai che colpo sarebbe, per l’edizione del cinquantenaio...
degrax
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