Sterpin: «Che soddisfazione staccare gli avversari al bivio di Miramare»

«La soddisfazione più grande? Staccare, all’altezza del bivio di Miramare, quelli che correvano al mio fianco fin dalla partenza, per vederli arrivare al traguardo ben cinque minuti dopo di me, un...
Lasorte Trieste 30/10/16 - Piazza Unità, Atletica, Gara di Marcia, Claudio Sterpin
Lasorte Trieste 30/10/16 - Piazza Unità, Atletica, Gara di Marcia, Claudio Sterpin

«La soddisfazione più grande? Staccare, all’altezza del bivio di Miramare, quelli che correvano al mio fianco fin dalla partenza, per vederli arrivare al traguardo ben cinque minuti dopo di me, un abisso». Claudio Sterpin, classe ’39, è una fucina di ricordi quando si parla di maratone, mezze maratone, corse podistiche e la sua memoria gira a mille quando la nuova edizione della ex Bavisela, oggi Miramar, si avvicina. «Purtroppo quella del 2018 mi sa che la dovrà vedere da lontano – confessa – o al massimo potrà iscrivermi alla family, perché le mie attuali condizioni fisiche non mi permettono di fare di più. Del resto – aggiunge – un atleta con grande volontà, come modestamente penso di essere io, davanti a una sola cosa si deve arrendere, il trascorrere del tempo».

La vena di amarezza però si stempera subito quando Sterpin riapre l’album dei ricordi. «La prima edizione della Bavisela la battezzai io – spiega – perché assieme ad Armando Germani, in quel lontano ’94, fummo chiamati dagli organizzatori per misurare il percorso. Un ricordo che non potrà smarrirsi mai nella mia mente. Assieme a un altro particolare importante – aggiunge – perché va sempre precisato che, a proporre quella che poi sarebbe diventata una tappa fondamentale del calendario delle manifestazioni in città, furono alcuni appassionati di canottaggio, della società Nettuno, e non podisti».

Dalla memoria ai consigli il passo è breve. «Faccio presente a coloro che si apprestano a correre la Miramar 2018, che il momento più difficile e pericoloso è quello dell’arrivo al bivio di Miramare, al termine della lunghissima discesa che inizia all’altezza della Costa dei Barbari. Quando si scende dalle gallerie di Miramare – sottolinea – è inevitabile prendere l’abbrivio. Si ha la sensazione di stare bene e di essere pronti per il finale. Invece appena si arriva di nuovo sul dritto, sembra quasi di correre in salita. A quel momento bisogna arrivare preparati – spiega – conservando le forze nella consapevolezza che i chilometri più duri sono proprio quelli che vanno da Miramare a Roiano».

In ogni caso Sterpin conserva lo spirito di sempre: «A prescindere dalle capacità individuali – riprende – una cosa è certa. Correre davanti allo spettacolo del golfo di Trieste riempirebbe l’animo di chiunque. Forse non saremo mai una città adatta a ospitare maratone di grande spessore internazionale, perché Trieste è adagiata su troppi dislivelli, ma la bellezza del paesaggio è unica».

Chi si accinge a vivere una Miramar speciale, dopo averne corse tante, è anche Omar Fanciullo, presidente della Trieste Atletica. «Quando penso alle edizioni del passato mi prende un po’ di nostalgia – rivela – ma il compito che mi attende quest’anno, cioè quello dell’accompagnatore, è molto importante. Si tratta di correre assieme a chi ha meno gambe, a chi non ce la farebbe a reggere il ritmo, aspettandolo per incoraggiarlo, stimolarlo». Poi i ricordi affiorano, inevitabilmente. «C’è un episodio che ricordo con simpatia – spiega – era il 2012, si partiva per la maratona da Gradisca e vidi nel gruppo un personaggio con la cresta e un paio di pantaloncini degni di altre situazioni. Pensai fosse uno che voleva solo divertirsi – aggiunge Fanciullo – invece era Enrico Maggiola, e arrivò assieme a noi, facendo un ottimo tempo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo