Slovenia, buco di 93mila euro per i premi olimpici

TRIESTE. Quarantamila euro (lordi) le arriveranno dal Comitato olimpico sloveno. Altri 47mila 700 euro (particolare non indifferente: netti) saranno invece il premio stabilito Ministero dell’Istruzione, della Scienza e dello Sport. Tanto valgono le due medaglie d’oro conquistate alle Olimpiadi di Sochi da Tina Maze.
Sono stati, quelli della campionessa di ‹rna na Koroškem - ma ora di fatto di base a Gorizia, dove vive con il proprio compagno Andrea Massi -, i primi ori sloveni nella storia delle Olimpiadi invernali dall’indipendenza a oggi, da Albertville 1992 a Sochi 2014. Ma le Olimpiadi bianche appena concluse passano alla storia come le migliori di sempre anche per il numero complessivo di medaglie: nelle precedenti edizioni la Slovenia aveva infatti conquistato in tutto due argenti e cinque bronzi, sette podi in tutto. A Sochi sono invece arrivati ben 8 podi, con due ori (entrambi firmati da Tina Maze), due argenti (Žan Košir nello snowboard-slalom parallelo e Peter Prevc nel trampolino normale) e quattro bronzi (Žan Košir nello snowboard-slalom gigante, Peter Prevc nel trampolino grande, Vesna Fabjan nel fondo-sprint e Teja Gregorin nel biathlon-inseguimento). E chissà con un po’ di fortuna poteva andare perfino meglio , visto che ci sono anche tre “medaglie di legno” e in tutto comunque 27 piazzamenti tra i primi dieci.
Un successo oltre ogni previsione che, se ha esaltato una nazione che da sempre ha un rapporto strettissimo con gli sport bianchi, ha messo in crisi le casse del Comitato Olimpico sloveno. Già, perché alla vigilia di Sochi era stato messo a disposizione un budget di 150mila euro per le medaglie, premiando con 20mila euro l’oro, 17.500 euro l’argento e 15mila euro il bronzo (per gli atleti, perché sono poi premiati anche i rispettivi allenatori con l’80 per cento della cifra). «A essere onesto non immaginavo una Slovenia così vincente e sono felice di essermi sbagliato» ha detto il presidente del Comitato Olimpico sloveno Janez Kocian›i› in una dichiarazione riportata dal quotidiano della minoranza italiana d’oltre confine La Voce del Popolo.
Se alla vigilia dei Giochi era stato detto che in caso di “troppe” medaglie sarebbe stato abbassato il premio per i singoli metalli, ora - per celebrare risultati tanto esaltanti - è stato deciso di ampliare il budget. Già, ma come? Il dibattito, negli ambienti sportivi di Lubiana e dintorni, è aperto: Kocian›i› confida di poter raggranellare i 93mila euro che mancano (la somma dei premi tocca infatti i 243mila euro: 135mila agli atleti, 108mila ai tecnici) andando a batter cassa dagli sponsor. Una “questua” che Kocian›i› fa volentieri: in fondo è il modo migliore per lasciare, a 72 anni, la poltrona dopo oltre vent’anni al vertice dello sport sloveno.
Insomma, Sochi una festa slovena che costa: i cinque medagliati e i loro tecnici si dividono una torta complessiva che (con anche i premi ministeriali) arriva a qualcosa come 439mila 350 euro. Essersi piazzati al 16.mo posto nel medagliere finale (l’Italia, per capirci, ha chiuso 22.ma) ha il suo prezzo. Che, però, si paga volentieri...
GuidoBarella
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