Silvia Stibilj, la regina: «Il mio Mondiale più difficile, adesso voglio una medaglia nella Coppia»

TRIESTE. Colombia 2015, Italia 2016, Cina 2017, Francia 2018, Spagna 2019. Ovunque vada, da cinque anni a questa parte, Silvia Stibilj trionfa.
La pentacampionessa mondiale della Solo Dance è ancora a Barcellona perché tra pochi giorni sarà nuovamente in gara. Nella giornata di pausa di ieri però c'è stato il tempo per godersi in pace il successo più bello della sua carriera di pattinatrice sulle rotelle.
Stibilj, la regina non vuole proprio scendere dal piedistallo?
Eh, direi proprio di no. Si sta davvero bene lassù in alto, sopra a tutte. Però rimanerci sta diventando sempre più difficile: quest'anno ero già pronta a rinunciare al titolo e cedere lo scettro.
Colpa della prima gara non disputata al top?
Sicuramente se avessi evitato qualche errore nella style dance sarebbe stato tutto meno in salita, ma la prima gara per me è sempre stata quella più difficile. Ad ogni modo ero reduce da problemi fisici che mi hanno debilitato.
Per questo agli Italiani è arrivato l'argento?
Poco prima dei Tricolori sono rimasta dieci giorni a casa con la renella (sabbia nei reni, ndr) e con febbre sino a 40. Alla fine, viste queste premesse, il secondo posto agli Italiani è stata una buona posizione.
Si sarebbe accontentata anche di un argento mondiale dopo la style?
Diciamo che ero pronta a non conquistare più l'oro. Nel punteggio eravamo tutte vicine, però non avrei mai pensato di riuscire a recuperare e scavalcare tre atlete.
È stato l'oro più difficile di sempre. Tanta competizione quest'anno ai Mondiali: il livello sta crescendo?
Assolutamente vero. Le atlete stanno migliorando tanto, c'è molta più preparazione. Poi il nuovo sistema di valutazione del punteggio ha rimesso un po' tutto in gioco. Alla fine però ho portato a casa il quinto oro iridato.
Possiamo dire che per la rimonta il suo estro artistico è stato decisivo?
Sicuramente nella danza libera riesco ad esprimermi al 100%, ma posso anche dire che che ho pattinato soprattutto per me, con la voglia di rivalsa dopo il quarto momentaneo posto, sì, ma senza la solita pressione.
Molti dicono che è stato il suo disco più bello: concorda?
“Somewhere over the rainbow” di J2-featuring Lola è stato un disco pazzesco, ma sono anche molto legata ad Anna Karenina, il personaggio con cui ho vinto i Mondiali 2016.
Dietro ai suoi dischi c'è sempre Sandro Guerra?
Sì. Sandro è un personaggio incredibile, che mi segue da 15 anni. Ha davvero tanta pazienza a seguire una pazza come me. So che lo faccio tribolare tanto e anche per questo gli voglio davvero un grande bene.
Cosa le ha detto a fine gara il ct azzurro Fabio Hollan?
Che ho volato sui pattini. Fabio mi ha cresciuto sportivamente, insegnandomi i primi passi. Sono davvero felice che possa vantare una nazionale di primo ordine come è la nazionale azzurra.
A chi vuole dedicare questo ennesimo successo?
A tutti quelli che mi seguono. Alla mia allenatrice Melissa Comin De Candido, a Sandro, a mia mamma, a mio padre e al presidente del Pat Giovanni D'Agostino.
Ha ancora energie per affrontare le gare di Coppia?
Certamente. Sabato io e Andrea (Bassi, ndr) avremo la prima gara, il giorno dopo la danza libera. Siamo vicecampioni mondiali in carica. Chissà come andrà a finire.
Allora arriverà un'altra medaglia da Barcellona, no?
Io ci credo fortissimamente. Sarà difficile portare a casa l'oro, perché davanti a noi c'è sempre l'altra coppia azzurra (formata da Anna Remondini e Daniel Morandin, ndr) ma mai dire mai.
Esiste un'altra Silvia Stibilj?
Nel Pat sta crescendo un'atleta che mi piace molto: si chiama Alice Sanvincenti. Mi piace la sua determinazione, vedo in lei tanta passione e determinazione. Ma anche, fortunatamente, meno pressione addosso rispetto rispetto a quello che ho avuto io in passato alla sua età.
Che farà dopo Barcellona?
Voglio staccare il cellulare e riposarmi. Vorrei andare in vacanza. O anche stare a casa. Sono molto stanca. Psicologicamente gli Italiani e i Mondiali così ravvicinati mi hanno tolta tantissima energia. Prima però voglio ancora una medaglia. —
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