Sara Gama, da Trieste alla Champions
TRIESTE Qualche giorno fa la finale della Champions League femminile contro il Francoforte. Poi la festa del Paris Saint Germain, invitati tutti ma proprio tutti i componenti del club parigino, dall’aiuto magazziniere a Zlatan Ibrahimovic. Il Psg infatti di team ne ha tre: calcio maschile, femminile e handball.
Mentre Oltralpe succede tutto questo, anche in Italia si parla di calcio femminile. Capita, con tanta evidenza, per la prima volta. Ma a portarlo sulle pagine dei giornali non sono le vittorie della Nazionale ma le sconcertanti esternazioni del presidente della Lega calcio dilettanti Felice Belloli che nel mezzo di una riunione avrebbe liquidato il tema dei finanziamenti al football donne uscendosene con «Basta, non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche». Legittima l’insurrezione da parte di atlete e dirigenti, nonchè dei moltissimi che si vergognano che il calcio italiano di base debba essere rappresentato da personaggi simili.
Sara Gama , triestina, difensore di 26 anni, ha iniziato nelle squadrette miste dei pulcini dello Zaule. Ha continuato nella Polisportiva San Marco, poi il Tavagnacco e il Chiasellis. Vanta numerose presenze in Nazionale. Gioca e vive a Parigi dall’estate di due anni fa. Una scelta di cui non si è pentita. Anzi.
«Nessun rimpianto. Sto vivendo esperienze che restando in Italia mi sarei limitata a sognare».
Come essere nell’organico di una finalista della Champions League.
Ci è spiaciuto aver perso dal Francoforte, soprattutto per il modo in cui è maturata la sconfitta. Le tedesche hanno segnato al 92’.
Quali sono le principali differenze tra il calcio donne in Francia e in Italia?
La principale? In Francia è uno sport professionistico, dove ci si allena 8 volte la settimana e ogni società ha uno staff strutturato. In Italia le calciatrici sono inquadrate nella Lega Nazionale Dilettanti, vivono di piccoli rimborsi spese e si allenano quattro volte.
Il pubblico?
Anche qui non c’è confronto. Nei quarti di finale di Champions contro il Glasgow abbiamo avuto 12-13mila tifosi e si giocava pure all’ora di pranzo...Contro il Lione ce n’erano 8mila. La finale contro Francoforte è stata trasmessa in diretta dall’emittente tv di Stato France 2. E potrei andare avanti ancora...
Le prospettive?
La Nazionale italiana è armata di buona volontà, lavoriamo per arrivare sempre più in alto consapevoli che comunque il nostro movimento è molto debole. Le praticanti in Italia sono 11mila, in Francia nel giro di pochi anni sono arrivati a 80mila e in Germania sono addirittura 250mila. Con questi numeri è terribilmente difficili essere competitivi. Giocare all’estero come ho deciso di fare io permette di crescere, sia dal punto di vista tecnico che umano.
Il già povero movimento nazionale è stato per giunta offeso dalle parole di Belloli.
Per fortuna c’è stata un’immediata reazione. Sabato scorso le partite del campionato italiano sono iniziate con 15 minuti di ritardo in segno di protesta e ci stiamo mobilitando per altre iniziative. Quello che è stato detto nei confronti del calcio femminile è inaccettabile. Un insulto che lede l’immagine di chi crede in questo sport. In qualsiasi altro Paese mezz’ora dopo aver pronunciato parole simili, un dirigente si sarebbe dimesso. Oppure lo avrebbero obbligato a farsi da parte. Leggo, invece, che il presidente dei Dilettanti si è limitato a negare quella frase, nonostante ci siano i testimoni, e tutto probabilmente resterà come prima.
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