Rugby, hockey e calcio a 5, quando l’italiano non è più la lingua ufficiale

DALL’INVIATO A MONTPELLIER. Thiago Motta ed Eder: bastano due oriundi su 23 giocatori per aprire la polemica sui naturalizzati. Però ci sono discipline sportive dove il ricorso ad atleti dalla doppia...
Italy's Sergio Parisse is tackled by England's Luther Burrell (above) and jonny May during the 6 Nations match at Twickenham, London. PRESS ASSOCIATION Photo. Picture date: Saturday February 14, 2015. See PA story RUGBYU England. Photo credit should read: David Davies/PA Wire
Italy's Sergio Parisse is tackled by England's Luther Burrell (above) and jonny May during the 6 Nations match at Twickenham, London. PRESS ASSOCIATION Photo. Picture date: Saturday February 14, 2015. See PA story RUGBYU England. Photo credit should read: David Davies/PA Wire

DALL’INVIATO A MONTPELLIER. Thiago Motta ed Eder: bastano due oriundi su 23 giocatori per aprire la polemica sui naturalizzati. Però ci sono discipline sportive dove il ricorso ad atleti dalla doppia cittadinanza è sistematico e anzi le fortune nelle varie manifestazione sono figlie del contributo “straniero”.

È il caso del rugby. In Nazionale la lingua ufficiale non è certo l’italiano ma nello spogliatoio si parla inglese e spagnolo. Del resto basta giocare tre anni in campionato per diventare eleggibili per la rappresentativa di un altro paese (a condizione di non aver mai giocato per quella di origine). Non è quindi necessario avere bisnonni o prozii italiani o scavare negli archivi degli uffici anagrafe di qualche sperduto comune italiano per trovare un certificato di nascita dei primi del Novecento.

Dal 2000 (anno dell’ingresso nel Sei Nazioni) al 2007 sono stati utilizzati 36 giocatori di formazione non italiana e così abbiamo ammirato in maglia azzurra i vari Dominguez e Parisse, Castrogiovanni e Aguero ma anche Robertson, Sole, Peens, Canavosio, Vosawai, Griffen, Wakarua. Negli ultimi tempi la tendenza è cambiata e al “neozelandese” Kelly Haimona, o al “sudafricano” Andries Van Schalkwyk sono stati affiancati dei giocatori nati in Italia.

Anche l’hockey su ghiaccio ha costruito le sue fortune grazie a figli e nipoti di italiani emigrati negli Stati Uniti e soprattutto in Canada. I vari Bob Manno e Mario Chitarroni hanno cantato l’inno di Mameli e l’Italia ha potuto affrontare a testa alta nazionali prestigiose come Svezia, Finlandia e Canada. Ma anche sul ghiaccio si è registrata un’inversione di tendenza e l’ossatura della Nazionale che parteciperà al prossimo mondiale gruppo A è assolutamente indigena.

Parla il portoghese la Nazionale di calcio a 5 perché più della metà della rosa è rappresentata da giocatori brasiliani naturalizzati italiani anche se c’è stato un leggero miglioramento rispetto agli anni passati quando l’Italia era una sorta di “Selecao 2”. Ma in questa disciplina la samba balla a tutte le latitudini e basti pensare che il capitano dell’Italia si chiama Gabriel Lima, mentre quello della Russia è Eder Lima. Parla croato la nazionale di pallamano mentre sono decisamente italiane quelle di volley e basket. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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