Rossi: «Con Pillon, il mio “maestro”, l’Unione può finire tra le prime tre»
TRIESTE Tra il 1995 e il ’97 Ezio Rossi fu protagonista da calciatore agli ordini di Bepi Pillon della doppia promozione del Treviso dalla C2 alla B. Appena tre anni dopo, avrebbe iniziato sulla panchina della Triestina lo stesso identico incredibile doppio salto. Impossibile non vederci qualche legame, una sorta di filo conduttore che il tecnico torinese non ha subito mancato di far notare appena è stata affidata a Pillon la guida dell’Unione. Rossi, lei ha detto che quello che ha imparato da calciatore da Pillon, gli è poi servito per le promozioni con la Triestina: in che senso?
Pillon era ad inizio carriera da allenatore, con lui ho fatto due delle sue tre promozioni consecutive del Treviso. A me ha insegnato molto dal punto di vista tattico, perché io fino ad allora avevo giocato molto poco a zona: mi diede alcuni dettami che poi mi sono portato dietro. E molti concetti che ho portato alla Triestina da allenatore e mi sono serviti per quei successi, arrivano dai suoi insegnamenti.
Che tipo di persona è?
Semplice, per bene, in molte piazze ha fatto bene e in altre no, come è capitato a tutti. Ma penso proprio che alla Triestina possa dare una grossa mano.
Trasmette molto alle sue squadre anche sul piano del carattere?
È una persona che si fa seguire molto, anche se quella volta con noi al Treviso non ebbe neanche bisogno di gestire situazioni particolari. C’erano tanti giocatori di grande professionalità che si erano calati nella realtà della C2: lui ha dato una mano a noi, ma anche noi a lui, perché era un gruppo incredibile per valori tecnici ma anche umani.
Quest’anno quando ha visto la Triestina non è stato molto ottimista sulla squadra: sempre della stessa idea?
Spero ovviamente di sbagliarmi, ma sono sincero come sempre: la Triestina farà bene ma non la vedo da primo posto. Almeno per come è adesso, poi magari cambia nel mercato di gennaio.
E cosa le manca?
Dinamicità. Non l’ho vista solo a Legnago, ma anche altre volte che ha fatto bene e ha vinto. Ci sono squadre inferiori sul piano tecnico, ma questo aspetto le manca.
E Pillon può darle qualcosa in più?
Credo di sì. Ma ripeto, per come l’ho vista io adesso, può arrivare nelle prime tre, ma non alla vittoria. Se poi Pillon arriverà primo, molto bravo lui. Comunque io sono stato promosso arrivando 5.o, quindi forse va bene anche cosi.
Intanto lei ha iniziato una nuova avventura con il Varese: come è nata?
Varese è una piazza storica che purtroppo ha vissuto situazioni societarie societaria allucinanti come la Triestina. Siamo ultimi, è chiaro che quest’anno non possiamo vincere e l’obiettivo per ora è la salvezza. Però io sono molto motivato, la voglia di vincere per tornare fra i pro è davvero tanta e questa piazza permette di sognare. Ma non è facile vincere neanche nelle categorie inferiori, come ben ha visto anche la Triestina negli scorsi anni.
Ha fatto scalpore la scelta di Neto Pereira come vice.
L’ho allenato due anni fa, nel Milano City, è una persona fantastica. Alcuni pensano che sia una nomina che ho sopportato, invece quando ero stato interpellato a luglio avevo già fatto il suo nome. L’ho scelto perché credo che un attaccante come vice può insegnarmi di più sotto certi aspetti, poi perché è serio e inoltre a Varese è stato un idolo indiscusso. Stava giocando ancora a quasi 42 anni, da allenatore dovrà imparare, non ha ancora il patentino ma può darmi una mano e mi sembra che veda il calcio come me.
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