«Questa Volvo Ocean Race esperienza tutta da vivere»

Parla la triestina Francesca Clapcich al via della tappa Melbourne-Hong Kong. «Emozioni straordinarie in condizioni spesso al limite in un equipaggio di amici» 
Leg 02, Lisbon to Cape Town, day 15, Francesca Clapcich and Bianca Cook enjoying the cold weather. As the fleet approaches mid Atlantic it's time to make crucial decisions that will decide the leg result. Photo by Sam Greenfield/Volvo Ocean Race. 20 November, 2017
Leg 02, Lisbon to Cape Town, day 15, Francesca Clapcich and Bianca Cook enjoying the cold weather. As the fleet approaches mid Atlantic it's time to make crucial decisions that will decide the leg result. Photo by Sam Greenfield/Volvo Ocean Race. 20 November, 2017

TRIESTE «È vero: quella pizza non aveva per niente un ottimo aspetto. Anzi: ammetto che era davvero terribile. Però in quel momento per me era buonissima. Era la pizza più buona del mondo».

La velista triestina Francesca Clapcich al termine della terza tappa della Volvo Ocean Race (che lei sta facendo impegnata nell’equipaggio di Turn the Tide on Plastic, unica italiana della flotta assieme ad Alberto Bolzan, di Romans d’Isonzo, imbarcato su Team Brunel), la terribile Città del Capo-Melbourne, percorsa lungo la linea dei ghiacci, negli Oceani Meridionali, lo aveva confessato in maniera esplicita. «Sogno una doccia, un letto e una... pizza». Detto, fatto. La pizza le era stata fatta consegnare in banchina. E al di là del fatto di essere una pizza “australiana”, per lei, in quel momento, è stato davvero il regalo più bello (e gustoso) che mai poteva ricevere.

Leg 3, Cape Town to Melbourne, day 05, on board Turn the Tide on Plastic. Photo by Jeremie Lecaudey/Volvo Ocean Race. 14 December, 2017.
Leg 3, Cape Town to Melbourne, day 05, on board Turn the Tide on Plastic. Photo by Jeremie Lecaudey/Volvo Ocean Race. 14 December, 2017.


«Questa da Città del Capo a Melbourne è stata una tappa dura, davvero dura. La vita a bordo non era certo facile: non dico mangiare, ma anche solo cambiarsi (e ogni volta servivavo almeno 40 minuti...) era un problema - racconta Francesca Clapcich al telefono da Melbourne -. I turni a bordo sono stati rivoluzionati per far fronte all’emergenza del momento, con una strambata praticamente ogni ora, al massimo avevi due ore di riposo, ma di fatto non potevi nemmeno riposare. Ecco, il riposo è stato ciò che più mi è mancato. Quante volte mi sono detta: chi te l’ha fatto fare? Tutti i giorni me lo sono chiesto e più volte al giorno, ma la risposta era sempre la stessa: comunque stavo vivendo, e ho vissuto, un’esperienza straordinaria, incredibile. Che andava vissuta fino in fondo e che sono orgogliosa di aver fatto».

Leg 3, Cape Town to Melbourne, day 16, on board Turn the Tide on Plastic. Photo by Jeremie Lecaudey/Volvo Ocean Race. 25 December, 2017.
Leg 3, Cape Town to Melbourne, day 16, on board Turn the Tide on Plastic. Photo by Jeremie Lecaudey/Volvo Ocean Race. 25 December, 2017.


In situazioni simili decisivo è il clima che si respira a bordo e su Turn the Tide lo spirito è sempre stato quello giusto, come testimoniato anche dalle fotografie e dai video inviati dal “reporter on board”. «È vero, il team è straordinario. Ho vissuto il Natale a bordo e questo è stato uno dei pochissimi Natali della mia vita che non ho trascorso in famiglia. Ebbene, posso dire che il Natale in barca, con la nostra skipper Dee Caffari e questi ragazzi, è stato come un Natale vissuto a casa. Del resto, in barca, e soprattutto in queste condizioni, non si bluffa: a ci si ama, o ci si odia. E noi ci amiamo davvero. Anche quando arriviamo in porto, poi trascorriamo ogni momento di relax tutti assieme. E questo è davvero bellissimo».

E questo spirito si sta iniziando a riflettere anche nei risultati. Certo, Turn the Tide è ancora ultima nella classifica generale e al traguardo di Melbourne è giunta sesta nella flotta di sette partecipanti. Ma è sempre lì, a giocarsela fino alla fine per il quinto posto, in questo caso cedendo per appena 2 ore e 46 minuti a Scallywag: dopo quindici giorni di navigazione è davvero un niente. «Sì, ce la giochiamo, la lotta con Scallywag è bella tosta e in fondo anche Team Brunel (quarto di tappa e quarto nella generale, ndr) non è lontanissimo. Durante questa terza tappa non eravamo certo in condizione di competere con Mapfre o DongFeng, ragion per cui abbiamo anche scelto una rotta più a Nord che ci ha permesso di navigare in condizioni di maggiore sicurezza. Una scelta difficile da prendere ma dettata dal fatto che siamo un equipaggio giovane e poco esperto. In ogni caso abbiamo viaggiato con vento sostenuto, costante spesso a 45, 46 nodi. E non abbiamo riportato problemi a bordo, come capitato ad altri equipaggi, e anche questo è stato assolutamente importante».

Adesso la Volvo Ocean Race è attesa dalla rotta equatoriale che porta a Hong Kong. «Una tappa equatoriale, per molti versi simile alla seconda tappa già disputata, la Lisbona-Città del Capo. Certo, avrà condizioni assai diverse rispetto a quella negli Oceani Meridionali, ma attenzione, perché comunque la partenza di questa prossima tappa si annuncia molto ventosa e quindi sarà bella combattuta con tanti cambi di vele. Ci sarà da divertirsi...»
 

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