Quando la vela è la vita: parola di stella olimpica
TRIESTE. Per loro, la vela è libertà, pazienza, passione. In una parola, una droga. Per loro, il mare è la casa. E’ una sfida. In una parola, tutto. La vita.
Loro sono quattro veliste che hanno vissuto da protagoniste il magico sogno delle Olimpiadi: Giovanna Micol (Pechino 2008 e Londra 2012), Chiara Calligaris (Pechino 2008), Giulia Pignolo (Pechino 2008) e Marta Zanetti (paralimpica a Londra 2012 e a Rio 2016). E martedì sera si sono raccontate nella sala dello Yacht club Adriaco, intervistate da Stefano Ceiner in una serata all’insegna della passione (fortissima) e della simpatia (contagiosa).
Ecco allora le quattro ragazze raccontare come sono capitate in barca: chi (Giulia Pignolo) perché le piaceva stare in mare con gli amici, chi (Chiara Calligaris) perché si era innamorata del vento passeggiando da bambina con la mamma in spiaggia a Monfalcone in un pomeriggio d’inverno, chi (Giovanna Micol) scoprendo di essere subito una campionessa vincendo il suo primo titolo italiano a 11 anni e chi (Marta Zanetti) quasi per sfida, affrontando all’improvviso un qualcosa di mai visto e mai fatto che comunque l’avrebbe portata lontano. Perché la barca è una passione che diventa una “droga” - come è stato detto ieri sera - ma è anche una straordinaria maestra di vita.
E allora ecco le quattro ragazze raccontare come lo sport (e questo sport in particolare) abbia insegnato loro a essere persone organizzate, determinate, persone che sanno quanto importante sia lo spirito di gruppo, il saper collaborare, il saper fare un passo indietro per il bene dell’equipaggio, il sapersi confrontare per prendere la decisione migliore ma anche - e non è una contraddizione - il saper decidere all’istante. Perché la barca nasce come un hobby, diventa lo sport da praticare e si trasforma, per i più bravi, in lavoro. Un lavoro divertente «perché - come ha detto Giovanna Micol - è bellissimo stare in mare e allora quelli che fai in nome della vela non sono sacrifici». Del resto quello tra l’atleta e il suo sport è amore, «amore a prima vista», parola di Chiara Calligaris.
Una passione che ha portato tutte loro al massimo delle emozioni possibili nella vita di un atleta, le Olimpiadi anche se - come nel caso di Pechino o Londra - vissute da una prospettiva un po’ decentrata, insomma, lontano dal Villaggio Olimpico perché, si sa, la vela ha bisogno del mare per le regate e quindi le nostre ragazze in Cina erano a 800 chilometri da Pechino a in Inghilterra a tre ore di auto da Londra.
«E allora la vera grande emozione olimpica è stata la qualificazione, che non era affatto scontata» ha raccontato ricordando l’esperienza propria e di Giulia Pignolo Chiara Calligaris (erano infatti in barca assieme). Ma poi cosa succede quando sei lì, in gara alle Olimpiadi? «Sì - ha ammesso Giovanna Micol - il cuore ti batte forte forte ma poi sei sulla linea di partenza e allora pensi soltanto a cosa devi fare, a mettere la prua davanti agli altri e senza farti accorgere». «Perché quando sei lì c’è ansia, tanta ansia - come ha aggiunto Marta Zanetti -. Che poi però si scioglie anche nel più puro divertimento».
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