Posar, quasi mezzo secolo di lavoro al servizio dei giovani

«Ho portato una selezione triestina negli Usa. Il mio allievo più forte? Cavaliero»
Sergio Posar con i ragazzi della Società Ginnastica Triestina con Nello Laezza
Sergio Posar con i ragazzi della Società Ginnastica Triestina con Nello Laezza



Da quasi cinquant'anni lavora al servizio dei giovani. Per Sergio Posar, istruttore classe 1944 in questa stagione alla Ginnastica Triestina con Nello Laezza, la pallacanestro è sempre stata un motivo di vita.

Insegnarla, trasmettere ai ragazzi passione e conoscenza, è da sempre il suo obiettivo. Ha iniziato nel 1972 alla Servolana di Benito Saporito, da allora non si è mai fermato. «La mia prima squadretta con i ragazzini del 1961, da là è cominciato un percorso che mi ha portato prima alla Pallacanestro Trieste e poi alla Ginnastica Triestina».

Una sorta di missione che ha sempre cercato di vivere trasferendo ai ragazzi che ha allenato la sua filosofia. «Giocare per il gusto di farlo - ci racconta - fare sport per divertirsi e non per vincere ad ogni costo. Un concetto per me basilare ma non facile da inculcare in un mondo nel quale la competizione è spinta sempre più ai massimi livelli». Tante le tappe di un cammino che Posar, uno degli istruttori più esperti in Italia e da qualche anno allenatore benemerito, ha avuto la fortuna di vivere in carriera. Ha affrontato selezioni di paesi diversi, dal Venezuela al Canada, dagli Stati Uniti alla Giordania, portando i ragazzi in giro per tutta l'Europa. Barcellona, Parigi, Berlino, Praga e Ginevra le tappe più importanti anche se la soddisfazione più grande resta quella di aver portato una selezione triestina a giocare negli Stati Uniti.

«Devo ringraziare tutti i ragazzi che ho avuto la fortuna di allenare - continua Posar - perché mi hanno permesso di restare giovane nello spirito e mi hanno sempre accettato facendomi sentire uno di loro. Un trattamento speciale che ho cercato di contraccambiare lavorando sempre con grande passione e cercando di farli crescere non soltanto come giocatori ma anche e soprattutto come persone».

Sotto la sua guida sono passati oltre un migliaio di atleti. I più conosciuti? De Pol, Pecile, Cavaliero e Coronica. «De Pol è sempre stato un combattente, Pecile me lo ricordo bravo ma il più forte in assoluto è stato Cavaliero. Segnava tantissimo, un giorno parlo con suo papà e gli dico: "vorrei trasformarlo da giocatore capace di segnare 40 punti a partita a giocatore in grado di far segnare i suoi compagni". Adriano, me lo ricordo come fosse oggi, mi disse "fai tu". Da li è cominciato il percorso di Daniele».

Ha visto crescere i suoi ragazzi, ha attraversato generazioni di giovani. Come sono cambiati negli anni i giocatori che allena? «Oggi - conclude Posar - hanno sicuramente più tecnica di base anche se, va detto, fisicamente sono più indietro rispetto ai ragazzi di una volta. Negli anni 80 e 90 si cresceva nei ricreatori, adesso purtroppo si è persa quella abitudine. L'aspetto che cancellerei? L'esasperazione di certi genitori. Oggi tutti vogliono il campione, il gioco come divertimento non è più contemplato. Ho la fortuna di portare mio nipote a Sesana: in Slovenia la mentalità è completamente diversa». —



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