Pontrelli perde la causa L’operazione Milanese non è più “sub judice”

La Corte d’Appello ha respinto il ricorso contro il fallimento Strada spianata per l’affiliazione alla Figc della Triestina 1918
Di Piero Rauber
Lasorte Trieste 06/04/16 - Tribunale, Udienza Pontrelli, Fallimento Unione Triestina
Lasorte Trieste 06/04/16 - Tribunale, Udienza Pontrelli, Fallimento Unione Triestina

TRIESTE. Ha un nuovo padrone che predica serietà. Ha ritrovato i tifosi, persino il marchio del 1918. Però le continuava a ronzare attorno il cruccio di una causa dai tempi misteriosi che, avesse avuto in queste ore un esito diverso, avrebbe potuto scatenare una serie di dubbi sull’effettiva possibilità di perfezionare senza intoppi l’affiliazione alla Fgic da parte della cordata Biasin-Milanese. Da ieri sera l’Unione non ha più alibi extrasportivi. Può concentrarsi sul campo per tentare di evitare il tonfo in Eccellenza che rappresenterebbe, a questo punto, una beffa del destino.

Proprio ieri, infatti, nel tardo pomeriggio, a 15 giorni spaccati dall’udienza a porte chiuse (per un termine cosiddetto ordinatorio e non perentorio da cui la legge concedeva di poter al caso derogare) è arrivata la sentenza della Corte d’Appello che ha respinto il ricorso di Marco Pontrelli contro il fallimento di quella che era stata la “sua” Unione Triestina 2012. È una conclusione della causa che, di fatto, smonta i teoremi da bar, che s’erano sentiti ripetere sempre più spesso in questi giorni, secondo cui un decorso particolarmente lungo senza una decisione avrebbe potuto blindare la “presa” della Triestina da parte del vincitore dell’asta del 12 aprile. In realtà un altro modo per tentare di bloccare la vendita Pontrelli l’avrebbe potuto usare, avrebbe cioè potuto presentare contestualmente una richiesta di sospensione urgente della procedura fallimentare in corso, ma non è stato così. Segno, si può presumere, che a lui ormai interessa tirare avanti non per riprendersi il club ma per una questione di principio, per cercare di farsi riconoscere davanti alla legge che il metodo con il quale la Procura aveva chiesto il fallimento per insolvenza, e con cui il Tribunale di primo grado l’aveva poi dichiarato, non sarebbe stato corretto. E infatti l’ex patron, seguito dagli avvocati di Roma Maurizio Branchicella e Filomena Siggillino, non mollerà: già il giorno dell’udienza aveva detto che in caso di “sconfitta” in Appello sarebbe andato fino in Cassazione. E ci andrà. Ma quando arriverà l’ultimo grado di giudizio - sempre che gli sia favorevole - altro non potrà fare, forse, che monetizzare un risarcimento che a questo punto avrebbe del clamoroso. Sì perché la sentenza di ieri «ha confermato totalmente le valutazioni formulate dal Tribunale fallimentare così come ribadite nella memoria presentata dalla curatela rappresentata nell’occasione dall’avvocato Enrico Guglielmucci», come ha fatto sapere in serata, non appena tale sentenza è stata notificata, il curatore Giuseppe Alessio Vernì. Il quale, ora, avrà un peso in meno sullo stomaco. E, come lui, pure il giudice delegato Riccardo Merluzzi, che con la procedura “sub judice” per la pendenza del ricorso di Pontrelli aveva autorizzato, martedì scorso, il rogito di compravendita tra la curatela e Milanese, chiudendo in sostanza una partita extracampo tecnicamente molto complessa.

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