Petrucci lancia il sos: Roma e Pesaro prime “grane”

Il limitato afflusso di spettatori mette in difficoltà i club. La Virtus senza futuro, la Vuelle vuole emigrare a Rimini
Gianni Petrucci, presidente della Fip
Gianni Petrucci, presidente della Fip

TRIESTE L’emergenza sanitaria sta rischiando di portare al default la pallacanestro italiana. Ormai non è più una possibilità ma una certezza quella del limitato afflusso degli spettatori, in alcuni casi ridotto alla conta degli addetti ai lavori.

Il presidente Fip Gianni Petrucci lancia, tramite lettera al ministro Vincenzo Spadafora, un grido d'allarme e una presa di coscienza sull'attuale condizione del basket in Italia; nello specifico Petrucci caldeggia un intervento governativo per sospendere i versamenti delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali fino al termine dell’emergenza sanitaria, e consentire di accedere alla cassa integrazione in deroga per i lavoratori dipendenti sportivi professionisti anche per la stagione 2020/21.

Il tempo scorre e i problemi paventati in agosto ora materializzano rischi di chiusura. A Roma la situazione più drammatica, con Claudio Toti alle prese con una vendita del club ancora lontana e i primi “mali di pancia” in seno al gruppo. Coach Piero Bucchi e il capitano Tommaso Baldasso stanno giocando una partita doppia, cioè quella di fare il proprio lavoro di professionisti sui 28 metri di parquet e quello di convincere americani e non a stringere i denti in attesa di sviluppi positivi. Voci di corridoio parlano di un Dario Hunt con la ferma volontà di essere ceduto, così come per Wilson e Robinson, logica poco contrattabile dai giocatori d'oltreoceano. Probabilmente rientrerà l'ipotesi di uno sciopero in settimana, così come è certa la scesa in campo della squadra per la sfida alla Vuelle Pesaro, quinto match stagionale utile ai giocatori per far valere lo status di “vistato” e giocare in Italia senza dover far le pratiche da extracomunitario.

A proposito di Pesaro, per bocca del presidente del Consorzio Luciano Amadori e del presidente Ario Costa, il club marchigiano ha sollevato il problema dell'aggravio economico derivante dal mancato afflusso di pubblico; la situazione è talmente esasperata che si sta parlando convintamente di “emigrare” a Rimini per poter fare un minimo di “cassa”. «Ci siamo già messi in contatto con la struttura del 105 Stadium - conferma Amadori - Senza incassi non possiamo andare avanti». Gli fa eco Ario Costa: «Non solo senza soldi, ma non possiamo andare avanti nemmeno senza tifosi - sottolinea - , abbiamo bisogno di loro e abbiamo anche desiderio che vedano giocare la squadra e la pallacanestro che proponiamo quest'anno».

A cascata diverse società della serie A, pericolosamente spinte su un mercato ambizioso ma retto (in parte) dalla quota degli abbonati; la linea di demarcazione, o di galleggiamento qual dir si voglia, potrebbe essere il mese di dicembre. Se entro la fine anno non si avranno risposte dal governo, o svolte sanitarie (in senso positivo) difficili da prevedere, si potrebbe assistere alla più pericolosa diaspora cestistica, al punto da compromettere tutto il movimento.

Riproduzione riservata © Il Piccolo