Pallacanestro Trieste, la rinascita di Jeff Brooks: «Voglio ritirarmi qui»

L’ala 35enne, grazie alla sua energia, sta vivendo una seconda giovinezza. «La persona più contenta di vedermi così? Mio figlio»

Filippo Errico Verzè
Brooks esulta liberando tutta la sua energia (Foto Bruni)
Brooks esulta liberando tutta la sua energia (Foto Bruni)

Resettare e ripartire. Dopo una sconfitta, quella subita in casa di Trapani, in cui la mostruosa prestazione degli uomini di Jasmin Repesa non può essere l’unica chiave di lettura. Per la prima volta in stagione, la Pallacanestro Trieste si è lasciata travolgere senza mai trovare le adeguate contromisure. «Al di là della loro serata spettacolare, noi abbiamo giocato davvero male. Anzi, non siamo proprio scesi in campo». Sempre schietto e deciso, Jeff Brooks, che con i suoi 35 anni è l’elemento di maggiore esperienza della squadra di Jamion Christian. «Dobbiamo guardarci allo specchio e andare avanti. Certo, partite così possono capitare, ma non dobbiamo mai dimenticarci di una cosa: noi non andiamo mai in campo per perdere».

In effetti, al PalaShark si è vista poco quella mentalità, quell’agonismo che fin qui è sempre stato il vostro punto di forza.

«È vero. Quello che adoro di questo team è che non importa quanto andiamo in difficoltà, perché poi riusciamo sempre a rialzarci insieme. Con Trapani, invece, ogni volta che provavamo a fare un passo avanti loro ci ricacciavano due indietro: non siamo mai riusciti a trovare le giocate e l’energia giuste. Mi auguro che resti un caso isolato».

Quanto a energia, il suo contributo sul parquet è sempre tangibile. Per avere un’intensità così costante, bisogna essere anche al top della forma, conferma?

«Non penso che continuerei a giocare a basket se non fossi al meglio della mia condizione fisica. Mi considero fortunato: mi prendo sempre cura del mio corpo, non sgarro con gli zuccheri (anche grazie a mia moglie!) e approccio ogni allenamento come se fosse una gara dei playoff. Per questo, oggi, mi sento come se avessi 27-28 anni. Spero che questo continui ancora per un po’. Ma quello che conta di più, per me, è essere un esempio per i miei compagni, perché se gioco così duro io, che sono il più vecchio, loro non hanno scuse».

Anche le statistiche le danno ragione: 8.3 punti e 6.1 rimbalzi di media uscendo dalla panchina. L’ultima volta che fece così bene fu a Sassari, nel 2014-15. L’aria di Trieste ha proprietà terapeutiche?

(Ride). «Quando sono venuto qua, prima di firmare ho incontrato Mike (Arcieri, ndr) e lui mi ha parlato di un “Rinascimento di Jeff Brooks”. La società e lo staff tecnico hanno voluto valorizzare la mia esperienza, il mio QI cestistico, la mia cultura del lavoro: qui ho ritrovato l’amore per il gioco che, ammetto, stava un po’ svanendo dove mi trovavo prima».

L’affetto della città l’ha aiutata in questo senso?

«Assolutamente. Giusto l’altro giorno dicevo a mia moglie: “Non posso credere che siamo già a marzo, quest’anno è volato”. D’altronde, succede sempre quando ci si diverte».

Una schiacciata di Jeff Brooks nell'ultimo derby vinto con Treviso (Foto Bruni)
Una schiacciata di Jeff Brooks nell'ultimo derby vinto con Treviso (Foto Bruni)

A proposito di amore per il basket, a inizio stagione ci aveva confidato di volerlo ritrovare anche e soprattutto per rendere felice suo figlio. Come sta vivendo questa sua rinascita?

«È felicissimo di vedermi così! Ogni volta che salto per schiacciare o timbrare una stoppata lui rimane stupefatto: “Ma come papà, ancora ce la fai?”. Mi dice sempre che sono “antico”, come se avessi 85 anni e non 35 (ride, ndr). Scherzi a parte, adora vedermi con tutta questa energia, perché per lui è la prima volta. Sentirgli dire: “Voglio diventare come lui” mi rende colmo di gioia, davvero».

Viene spesso a vederla al PalaRubini?

«Quasi sempre, tranne quando giochiamo troppo tardi. Si diverte un sacco, scherza con tutti i compagni. Insomma, è felice che faccia parte di questo gruppo».

Cosa le ha detto dopo il canestro della vittoria nei quarti di Coppa Italia contro Trapani?

«Purtroppo se l’è perso, perché aveva scuola il giorno dopo. Quando gliel’ho raccontato non ci credeva. Non riusciva a spiegarsi come uno “antico” come me avesse fatto un movimento del genere».

In quel canestro, però, c’è tutto Jeff Brooks: la lettura immediata della rimessa di Trapani, la palla soffiata a Horton, la corsa a canestro dribblando Galloway e il layup finale. Cosa ha pensato in quegli istanti?

«Se ci ripenso mi viene da ridere, in realtà. Innanzitutto, ero certo che avrei rubato la palla su quella rimessa. Non avevo dubbi. Tra me e me, dicevo solo una cosa: “Dopo la recuperata, va bene tutto, ma non sbagliare il dannato layup!”. Mi sono ricordato di quando, ai tempi dell’Olimpia Milano, avevo fallito un tiro simile in una partita di Eurolega contro il Real Madrid. Giuro, in quel momento non ho pensato ad altro. Non poteva succedere di nuovo, e così è stato».

La concentrazione di Brooks pochi istanti prima del canestro della vittoria nei quarti di Coppa Italia contro Trapani (Foto Ciamillo/Lasorte)
La concentrazione di Brooks pochi istanti prima del canestro della vittoria nei quarti di Coppa Italia contro Trapani (Foto Ciamillo/Lasorte)

Torniamo a guardare in avanti: il ko del PalaShark, unito alle vittorie delle rivali, ha reso la corsa ai playoff più accesa che mai. Come vi state preparando a queste ultime otto partite?

«Ragioniamo un match alla volta. Ogni singolo possesso conterà il triplo di prima, ma lo sappiamo e la partita di Trapani è stata utile a farci capire cosa non dobbiamo fare in questo momento».

Affrontare subito una squadra del calibro della Virtus Bologna rappresenta uno stimolo aggiuntivo per voi?

«L’avversaria conta il giusto, perché dopo una debacle come quella di Trapani adesso tutti sentiranno l’odore del sangue. Ci crederanno deboli, ma non è così. Basti pensare che quest’anno non abbiamo quasi mai avuto la squadra al completo, ma siamo comunque riusciti ad arrivare fin qui, a giocarcela fino in fondo».

Con le Vu-Nere non ci sarà ancora una Trieste al completo, vista l’assenza di Ross. Se non altro, oltre a Reyes, tornerà un uomo chiave come Valentine.

«Siamo tutti felici per il rientro di Denzel, lui dà molto di più a questa squadra di quanto non si pensi: non solo con le sue triple da nove metri, ma anche con l’incredibile grinta. È uno spirito libero con una mentalità da colletto blu, un esempio per tutti noi».

Proprio Denzel, poco tempo fa, non aveva nascosto di credere nello scudetto. Lei è d’accordo?

«Sì, perché questa squadra è stata costruita per vincere. Basti vedere la qualità del roster e come giochiamo quando il motore va a pieni giri. Cavolo, siamo tosti e vogliamo dimostrarlo in queste ultime otto partite. A partire da sabato. Servirà la forza di tutti per fare qualcosa di speciale, poi vedremo che succederà».

Comunque vada la stagione, è innegabile che per lei si sia creato qualcosa di speciale qui a Trieste. Quanto vorrebbe che continuasse questo matrimonio?

A giugno compio 36 anni, ma qui mi sto divertendo e vedo un progetto molto valido. Per questo, voglio ritirarmi qui, ma non so ancora quando. In generale, Trieste è un posto speciale, sia mia moglie che mio figlio si stanno trovando benissimo. Spero di continuare per altre 4-5 stagioni, sempre se mi vorranno qua per tutto questo tempo (ride, ndr).

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