Le origini del fulgore del basket a Nordest
La favola attuale è ispirata da personaggi che hanno marchiato indelebilmente le varie realtà agli albori, senza la cui presenza forse ora non tutto sarebbe così luccicante

Il basket triveneto sta vivendo stagioni di grande fulgore, con costante avvicinamento di nuove generazioni, attratte da palazzetti pieni e crescente entusiasmo. Proprio a loro va dedicato questo episodio CdM (che per completezza si svilupperà anche in distinti sequel successivi), per dar modo di conoscere ciò che ha rappresentato la genesi della favola attuale, ispirata da personaggi che hanno marchiato indelebilmente le varie realtà agli albori, senza la cui presenza forse ora non tutto sarebbe così luccicante.
Se poi anche agli over 55 scapperà qualche lacrimuccia, beh, non preoccupatevi, saremo in tanti……
Coach Mario De Sisti ha rappresentato il vero globetrotter del basket triveneto, avendo toccato i lidi di Udine, Gorizia, Trieste, Venezia e Treviso. Ovunque ha disseminato sapere e ricordi indelebili, ma è soprattutto nella Marca che ha creato la prima vera cultura professionistica con la promozione in A2 del 1979 e seguente in A1 del 1981, vero prodromo della titolata epopea Benetton.
Sopportava a malapena il talento dei suoi giocatori (alcuni USA hanno comunque raggiunto picchi elevati negli anni), ma è soprattutto nell’esaltazione dell’operaismo e della dedizione alla causa tattica che dava il meglio di sé stesso: i vari Riva, Vazzoler e Sfiligoi (ma non solo) hanno vissuto sotto De Sisti stagioni da protagonisti mai più esplorate. Tanto istrionico e conviviale fuori dal campo quanto integralista e metodico negli affari cestistici, fautore di una pallacanestro non negoziabile marchiata a fuoco: le sue proverbiali zone adattate rappresentavano rebus inestricabili per ogni avversario. A mio avviso, una vera mente geniale cestistica senza tempo.
L’esatto contraltare era rappresentato da Riccardo Sales, vero antesignano di un Coach moderno nella flessibilità e capacità di adattamento alle esigenze del team. Ha concluso carriera e vita terrena a Treviso, ma ha soprattutto saputo far sbocciare il fenomeno Gorizia nei gloriosi anni 1974/76: a proposito, in bocca al lupo alla giovane Dinamo per emularne anche solo parzialmente le gesta.
Scorza dura in un temperamento flemmatico, il “Barone” Sales ha fatto corrispondere l’eleganza dei suoi tratti alla consistenza tecnica di una squadra equilibrata, come poi sostanziato in carriera da un suo illustre assistente come Scariolo che ne ha giustamente fagocitato gli insegnamenti.
Oltre a Garrett in Riva all’Isonzo, grazie alla proverbiale dimestichezza coi contatti oltreoceano (come si conveniva alla scuola milanese anni 70), ha saputo per questo costruire le sue squadre attorno a centri di rilievo nel suo lungo peregrinare lombardo: Jura, l’iconica coppia Laimbeer/Iavaroni, Corny Thompson rappresentano tuttora storiche eccellenze. Ha saputo imporsi brillantemente anche nel settore femminile, attraverso l’affabilità ed allori mai eguagliati. —
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