Offese razziste ai giocatori sloveni durante le gare senior e giovanili
TRIESTE «Con la presente vogliamo esprimere la nostra preoccupazione in merito ad alcuni episodi di offese basate sull’appartenenza etnico-linguistica con il ben noto termine “sc’iavi”, che nelle ultime settimane hanno coinvolto alcune nostre squadre sui campi di calcio, durante alcune partite dei campionati locali e regionali, sia giovanili che senior».
Inizia così la nota inviata al presidente della Figc regionale Ermes Canciani da parte di Ivan Peterlin, presidente dello Zsšdi, l’Unione delle associazioni sportive slovene in Italia. Esattamente quattro i match incriminati.
DILETTANTI L’ultimo episodio, in ordine cronologico, si è verificato domenica scorsa, a Doberdò, in occasione di Mladost-Azzurra Gorizia.
«Il portiere avversario, innervosito dalla perdita di tempo dei giocatori del Mladost in quel momento in vantaggio, ha urlato la parola “s’ciavi” alla squadra avversaria mentre l’azione di gioco era però in atto nell’altra metà del campo. I giocatori del Mladost non credo si siano nemmeno accorti dell’accaduto, ma i tifosi di Doberdò, seduti in tribuna nel lato più vicino alla porta dell’Azzurra, l’hanno sentito eccome», racconta Livio Semolič, segretario regionale della Skgz-Unione culturale economica slovena, presente in tribuna domenica a Doberdò. Ironia della sorte, il figlio di Semolič, Nikolas, era in campo. Ma non con la maglia del Mladost, bensì con quella dell’Azzurra: «Oltre a me ci sono altri giocatori di origine slovena nell’Azzurra. Abbiamo spiegato al nostro portiere che comportandosi così ci ha fatto fare una figuraccia. Poi, se non altro, si è scusato».
Dall’Azzurra la risposta del presidente Luca Peresson: «Anche se nessuno di noi, dirigenti, giocatori, staff tecnico o pubblico presente, ha sentito la frase in questione, ci teniamo a condannare comportamenti del genere e frasi di questo tipo perché l’ignoranza di qualcuno non può essere un’etichetta per tutti gli altri».
L’altro episodio si è verificato il 19 settembre scorso durante Ruda-Mladost. «Al termine della partita e durante il rientro negli spogliatoi, un numero indefinito dei calciatori del Ruda proferiva epiteti offensivi a sfondo razziale nei confronti di calciatori della squadra avversaria del Mladost», il resoconto riportato dall’arbitro triestino Andrea Fonda.
GIOVANILI Anche tra le squadre giovanili si sono verificati due episodi. Il primo durante Ufm-Vesna, match valido per il campionato U17. «Un avversario ha preso di mira un nostro giocatore per tutta la partita provocandolo con l’epito “s’ciavo”. Spiace molto, anche perché l’arbitro non ha preso nota dell’accaduto, ma c’è anche da dire che la questione si è “risolta” in campo tra i ragazzini avendo vinto il Vesna 2-1», racconta la responsabile del settore giovanile del team di Santa Croce Nataša Sedmak. Rammaricato il presidente dell’Ufm Rodolfo Lugli: «Non ne sapevo nulla. Mi è stato riferito che c’è stata qualche provocazione, reciproca tra i ragazzi in campo, soprattutto nella ripresa e forse è volata qualche parola di troppo che non sarebbe dovuta volare. Ad ogni modo andrò a fondo su quanto accaduto perché queste cose non fanno parte del nostro spirito».
Il quarto e ultimo episodio si è registrato nel campionato Under 15, a Dolina, nel match tutto triestino tra Zarja e Sant’Andrea San Vito. «A fine partita un giocatore avversario ha insultato i nostri ragazzi. Spiace molto, anche perché il Sant’Andrea è un club serio con cui andiamo molto d’accordo: so che il ragazzo è stato sospeso», racconta il presidente del club di Basovizza Robert Kalc.
ZSŠDI Ma cosa fare dunque per arginare il ritorno di questo fenomeno? Questo l’invito dello Zsšdi: «Pur rendendoci conto che tali comportamenti sono dettati dall’ignoranza di pochi individui, auspichiamo che i direttori di gara portino maggiore attenzione e prendano provvedimenti a riguardo segnalando fatti come questi nei propri referti, come da regolamento».
FIGC FVG Netta la posizione del presidente Canciani della Figc Fvg sull’accaduto: «Stigmatizzo tali atti, sinonimo di ignoranza, che in momenti come in questi di emergenza sanitaria non fanno altro che alimentare uno stato di già grossa difficoltà di persone. Chiedo invece a dirigenti e calciatori di tornare allo sport vero dove devono prevalere amicizia e fair play».
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