Obbligo di vaccino per le giovanili, il calcio: «Applichiamo le regole»

Da lunedì i club dovranno adeguarsi alle nuove norme. Tra i club triestini c’è chi chiede correzioni o slittamenti. Al Kras 3 atleti su 10 rischiano lo stop
Francesco Cardella
Da sinistra Franco Schiraldi (San Luigi), il presidente del comitato regionale Figc Ermes Canciani e Spartaco Ventura (San Giovanni)
Da sinistra Franco Schiraldi (San Luigi), il presidente del comitato regionale Figc Ermes Canciani e Spartaco Ventura (San Giovanni)

TRIESTE. Il calcio giovanile a serio rischio dal 10 gennaio, data che segna l'obbligo del vaccino anti Covid 19 anche per atleti dai 12 anni. Un tema che in questi giorni sta animando le società del territorio, alle prese con i monitoraggi all'interno delle proprie formazioni giovanili – Esordienti, Giovanissimi ed ex settore Allievi – e di conseguenza anche nel confronto con i genitori dei tesserati poco propensi alla vaccinazione. Insomma, tra rispetto delle regole, dialogo e speranza, è iniziata per le società anche la “conta” dei giocatori. Se i campionati sono fermi, infatti, possono proseguire gli allenamenti.

«Fortunatamente, secondo una prima valutazione, da noi i giovani non vaccinati sono veramente pochissimi - sottolinea Franco Schiraldi, responsabile del settore giovanile del San Luigi, club di Eccellenza – Le regole sono regole e dal 10 gennaio naturalmente chi non le osserverà dovrà fermarsi, su questo non si discute, ma al momento i possibili irriducibili sono veramente pochi e non mettono a rischio l'assetto delle squadre giovanili. L'adesione è stata quasi totale».

Altra realtà e altre reazioni ad esempio a Borgo San Sergio, tempio del calcio di periferia strutturato dalle realtà del Trieste Calcio e della Trieste Academy: «L'incidenza dei non vaccinati non è troppo alta nelle nostre squadre - attesta Alex De Bosichi, portavoce dei due versanti giovanili - Premetto di essere io stesso già vaccinato tre volte ma credo che la Federazione debba in qualche modo rivedere la situazione e porre una eventuale rettifica. Capisco l'accesso agli spogliatoi, ma le prospettive per il gioco e le attività giovanili in generale credo vadano riviste, per il bene di tutti».

Ci sono anche posizioni di stampo “attendista”. Una di queste è sul Carso, tra le fila del Kras, società che al momento registrerebbe il 30% di non vaccinati nei ranghi giovanili: «Credo sia impensabile entro il 10 gennaio avere un quadro di assestamento – afferma il dirigente Tullio Simeoni – e tra l'altro siamo ancora in attesa di comunicazioni ufficiali in merito alla ripresa e alle regole. Penso che sarebbe l’ideale un posticipo e permettere, a chi lo desidera, di mettersi in regola con il vaccino. Noi della società non facciamo pressioni, ci limitiamo solo a consigliare ma ben venga una deroga e la possibilità di lavorare con più calma per tale criticità».

I numeri al momento sono dalla parte anche del San Giovanni, uno dei feudi della provincia in chiave di attività giovanile. I casi di non vaccinati non sarebbero quindi tali da compromettere il proseguimento della stagione: «Non abbiamo una situazione particolarmente delicata – conferma il presidente Spartaco Ventura – ma attendiamo magari ulteriori chiarimenti dalla Federazione. La situazione è nel complesso sotto controllo anche perché con i genitori dei ragazzi si mantiene un dialogo e un rapporto di coscienza».

A proposito di genitori e di dialogo tra le parti. In casa dello Zaule (dove si registra circa il 20% di non vaccinati su una settantina di giovani) il quadro non sarebbe idilliaco, segnato anche da qualche polemica: «Alcune famiglie prendono di mira la società per queste regole – spiega Alessandro Samez, direttore sportivo – e minacciano di ritirare i loro ragazzi e iscriverli a club in Slovenia. Noi vogliamo solo fare il bene dei ragazzi e stare in regola, non sono nostre restrizioni. Faremo fronte alle eventuali assenze – aggiunge - anche se con 5 o 6 defezioni diventa obiettivamente difficile». —
 

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