Nuoto paralimpico, a Trieste scoppia la grana dei tesseramenti
TRIESTE. Chiedono soltanto di poter tornare a gareggiare. Perchè lo sport per loro va oltre il semplice esercizio fisico e soprattutto perchè lo sanno fare davvero bene. La squadra paralimpica della Triestina Nuoto nel giro di pochi anni è diventata una realtà di eccellenza. Una produzione di medaglie a livello nazionale, una serie di convocazioni in azzurro, l’interesse da parte di società analoghe che hanno preso l’esperienza alabardata come modello.
Ma domani e domenica alla Bianchi, per la ripresa delle gare regionali con la possibilità di timbrare i crono per i tricolori, gli atleti paralimpici in vasca saranno solamente cinque. Gli altri saranno costretti a tifare a distanza per i compagni di club. Il motivo? Non hanno potuto rinnovare il tesseramento per l’impossibilità di effettuare l’indispensabile visita medica specialistica.
Il problema viene riassunto dall’allenatrice di questi campioni di volontà e passione, Nicoletta Giannetti. «Gli atleti agonistici paralimipici in regione possono sottoporsi alla visita medica sportiva, che varia a seconda della disabilità, solo nel presidio ospedaliero Gervasutta di Udine dove c’è solo un medico per questa mansione. In seguito allo spostamento del medico nel reparto Covid e con la ripresa dell’attività sportiva ci siamo trovati nell’impossibilità di far effettuare ai nostri ragazzi la visita e di conseguenza di farli gareggiare. Non bisogna dimenticare che negli ultimi tre mesi a causa delle restrizioni per il Covid non abbiamo potuto allenarci con continuità e quando ci siamo riusciti il lavoro in vasca non è durato mai più di due ore».
Il direttore tecnico della sezione nuoto alabardata Nicola Cassio sta cercando di trovare una soluzione coinvolgendo le federazioni (non è solo uno il riferimento in quanto vi sono diverse disabolità) e l’azienda sanitaria. «Per qualche ragazzo basta la visita medica agonistica classica grazie a un protocollo d’intesa tra la Federnuoto, la Federazione nuoto paralimpico e la Fisdr (Federazione sport paralimpici degli intellettivo relazionali) ma altri atleti necessitano di una visita specialistica. Se la situazione non si sbloccherà a breve, questi nuotatori rischiano di non poter più allenarsi», conclude Cassio.
Un problema che minaccia parte dell’attività della squadra paralimpica. Un gruppo che in questi anni, oltre ai podi, ha collezionato consensi e simpatie proprio per lo spirito che lo ha contraddistinto. Un approccio entusiastico che stempera anche il peso di allenamenti intensi perchè, certo, questa è una straordinaria esperienza per il suo significato sociale ma i nuotatori paralimpici della Triestina mica si accontentano solo degli applausi. A vincere, ormai, ci hanno preso gusto. E chiedono di poter continuare a farlo.
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