«Novalgina» Giorgi annuncia il suo ritiro

TRIESTE «Negli anni di Monfalcone e Sanvitese, i compagni di squadra mi chiamavano Novalgina perché facevo venire il mal di testa agli avversari: non vorrei che, adesso, qualcuno mi chiamasse Valium…»...
Lasorte Trieste 12/10/08 - S.Luigi Rivignano
Lasorte Trieste 12/10/08 - S.Luigi Rivignano

TRIESTE

«Negli anni di Monfalcone e Sanvitese, i compagni di squadra mi chiamavano Novalgina perché facevo venire il mal di testa agli avversari: non vorrei che, adesso, qualcuno mi chiamasse Valium…». Sandro Giorgi sintetizza con una battuta ed un sorriso la decisione di lasciare il calcio agonistico e prendersi un po’ di riposo: «Cominciavo a far fatica contro i ragazzini e non mi vedevo a fare il… precario…».

Data di nascita 31 dicembre ’75 («Bella fregatura – dice – per un giorno ci ho rimesso l’annata…»), cinque anni meno del fratello Toni («Lui faceva i gol, a me non riuscivano…»), Sandro ha iniziato a giocare praticamente subito: nel Fani Olimpia con la guida di Mario Tamaro, poi al Soncini di Mimmo Calvani, che indirizzava verso la Triestina: «Ho fatto i giovanissimi regionali – ricorda – poi gli allievi al San Luigi, dove ho vinto la classifica cannonieri, sono tornato in alabardato e nuovamente al San Luigi in categoria». Arrivano le esperienze fuori Trieste: stagione a Monfalcone e due anni alla Sanvitese fino all’allora serie D: «Sono stati i migliori – dice Sandro – perché il fisico mi permetteva tutto: un infortunio ai legamenti della caviglia mi ha fatto passare un vero calvario. Sono rientrato a Monfalcone, poi al Kras, con Micussi e Aleinikov e, alla fine, sono tornato a casa al San Luigi, perché l’avevo promesso ad Ezio Peruzzo». Tanti campionati, tante partite, molti ricordi… «La promozione con il San Luigi, assieme a mio fratello, in Eccellenza precedendo il Monfalcone e poi quella con gli azzurri nell’Interregionale nella finale di Coppa Italia, mentre ricordo una partita epica a Cormons, sotto di due gol nel primo tempo ed in dieci, ribaltata con tre gol…».

Tanti anni di calcio cosa lasciano? «Tante soddisfazioni – commenta Giorgi – mi ha fatto conoscere tante persone, amicizie vere e la cosa più bella è vivere lo spogliatoio: penso subito al viaggio, con Cermelj e Skerl, in Brasile che ci ha fatto subito innamorare dei posti e della gente…». Niente più calcio? «Per un po’ riposo – conclude – mi divertirò in campo a sette, ma il legame con il San Luigi continuerà, inossidabile, magari con un nuovo ruolo…».

(g.b.)

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