Morto La Motta, la leggenda di “Toro scatenato”
Aveva 96 anni. Battè ai punti Mitri per il mondiale dei medi al Madison Square Garden

TRIESTE. Toro scatenato non c’è più. A 96 anni è suonato l’ultimo gong per Jake La Motta, capolinea di una vita fatta di trionfi, amarezze, riscatti ed eccessi. Una leggenda della boxe, la cui fama è stata amplificata dal film capolavoro di Martin Scorsese. Una delle migliori prove d’attore nella fantastica carriera di Robert De Niro. Impossibile dimenticare i drammatici primi piani del volto tumefatto dagli affondi di Sugar Ray Robinson nel matcj passato alla storia come il “Massacro di San Valentino” o il corpo sfatto di La Motta riciclatosi mediocre intrattenitore da night.
Veniva da Messina, la famiglia La Motta emigrata a New York. Quello che tutto il mondo ha imparato a conoscere come Jake, infatti, nasceva Giacobbe. La strada come per molti altri pugili era stata scuola di vita e la prima palestra. Capì che la boxe avrebbe potuto regalargli quello che altrimenti avrebbe dovuto continuare a sognare, lottando per la sopravvivenza: donne, successo, soldi. Il primo titolo mondiale dei pesi medi arrivò il 16 giugno 1949 a Detroit, battendo il francese Marcel Cerdan, peraltro infortunatosi nel primo round. Cerdan sarebbe morto in un incidente aereo quattro mesi dopo, per la disperazione dei suoi tanti tifosi e di Edith Piaf, l’”Uccellino” che non avrebbe più cantato l’amore con a stessa intensità dei giorni felici con il pugile.
Per la difesa del mondiale la scelta dell’avversario cadde su un giovane pugile triestino. Tiberio Mitri aveva un titolo europeo conquistato l’anno prima e un volto d’angelo. Il match andò in scena al Madison Square Garden di New York il 12 luglio 1950, giorno del ventiquattresimo compleanno di Mitri che perse ai punti, dopo 15 round di straordinario agonismo. Nel parterre la moglie, Fulvia Franco, miss Italia 1948. Al suo fianco, la moglie di La Motta, Vikki, miss America.
Il Toro del Bronx dopo Mitri battè anche Dauthuille, prima di ritrovarsi di fronte per la sesta volta Robinson. La Motta era stato il primo a vincere contro Sugar Ray, perdendo i successivi quattro confronti. Ma quello del 14 febbraio 1951 non fu l’ultimo inutile capitolo di una serie. In gioco c’era la corona di numero uno dei pesi medi. Per La Motta finì con un massacro.
Ma Robinson non fu l’unico avversario. Alla vigilia di ogni combattimento La Motta doveva sottoporsi a sforzi immani per rientrare nel peso della sua categoria. Chiuse una carriera fatta di 106 match con 83 vittorie di cui una trentina per ko. Ebbe il coraggio di ammettere davanti alla commissione del Senato Usa di aver perso un incontro obbedendo alle pressioni della mafia.
Chiuso con la boxe, rimase il personaggio La Motta, esibito in locali neanche di prim’ordine. Fino a “Toro scatenato”. E da quel giorno è diventato immortale.
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