Montebello, oltre due mesi senza corse
TRIESTE. Orfano di ben tre dei suoi quattro gran premi storici: unico sopravvissuto il Memorial Giorgio Jegher. Oramai fuori dai grandi circuiti delle corse più importanti. Quest’estate addirittura chiuso all’attività delle corse per un periodo lunghissimo, due mesi e mezzo, fino a metà settembre. Un record negativo assoluto nei suoi 125 anni di vita, che si celebreranno fra l’altro proprio ai primi di settembre, quando evidentemente non ci sarà molto da festeggiare.
È un momento pessimo per l’ippodromo di Montebello e per chi ci lavora. Le conseguenze del “buco” di due mesi e mezzo di attività è presto spiegato in termini economici. Se non si corre, i cavalli non possono vincere i premi in danaro messi in palio dal ministero nelle singole corse, perciò i proprietari dei cavalli non incassano. Con quei premi però i proprietari solitamente pagano i driver che curano i loro cavalli, cioè li allenano, li preparano, li accudiscono. Ci sono proprietari che anticipano comunque il dovuto mensile ai driver, ma non tutti ne hanno la possibilità, e poi ci sono i casi, molto frequenti, di driver che sono anche proprietari. In sostanza, si tratta di lavoratori senza paga per due mesi e mezzo.
Insomma, un caos, che mette a rischio la sopravvivenza stessa di alcune scuderie che, fra l’altro, assicurano la sopravvivenza dell’indotto, formato da artieri, veterinari, e componenti di tutto quel complesso e articolato mondo che ruota attorno ai trottatori. «Si può andare a correre altrove – propone qualcuno – perché a Treviso, Ferrara, Cesena, gli ippodromi sono aperti». «E i costi per portare i cavalli in Veneto e in Emilia Romagna chi li sostiene?» replicano i guidatori. Anche perché andare a correre fuori Trieste non implica che con certezza assoluta si vada “a premio”: le corse, per definizione, implicano un’alea. I costi per muoversi invece sono certi.
La Nord Est ippodromi, la spa che gestisce gli impianti di Trieste, Treviso e Ferrara, ha fatto una proposta per cercare di ovviare a questa situazione, garantendo la gratuità del trasporto dei cavalli di stanza a Montebello quando vanno a correre a Treviso. «Ma le condizioni per poter beneficiare di questo aiuto – rispondono i driver – sono molto strette. Il numero dei cavalli per esempio non deve essere inferiore a quanto stabilito dalla Nord Est e non sempre si riesce a raggiungerlo. In ogni caso – aggiungono – si tratta solo di Treviso, mentre Ferrara e Cesena sono escluse dalla proposta».
Chissà cosa direbbero, davanti a questa situazione, qui nobili e ricchi borghesi triestini che, alla fine dell’Ottocento, fondarono la “Società delle corse”, con l’intento, poi realizzato, di costruire un ippodromo a Rozzol. Decisi a centrare il loro obiettivo, acquistarono la collina di Montebello e costruirono l’impianto.
Nel 1934 l’ippodromo passò al Comune, che ne è tutt’ora proprietario. La Nord Est paga la concessione per gestirlo. «Questa è una struttura che va rilanciata – ha detto recentemente il sindaco, Roberto Dipiazza, nel corso dell’inaugurazione della nuova sede del Moto Club Trieste, ospitata in una parte del pian terreno della tribuna – perché qui c’è una parte della storia della città e perché le potenzialità sono sotto gli occhi di tutti».
«Tranne di quelli dei responsabili della Nord Est ippodromi – hanno subito precisato alcuni esponenti dei guidatori locali – che non sembrano preoccuparsi molto delle condizioni fatiscenti in cui è lasciata questa struttura».
Per ora, a Montebello ci vanno gli appassionati delle sagre, perché sul parterre è in corso da settimane quella storica della “Sardela”. Ma a settembre palco e chioschi saranno smontati per lasciare spazio al ritorno delle corse. Con quali prospettive?
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