Mondiale il 4 senza pesi leggeri triestino

TRIESTE. Il 4 senza pesi leggeri made in Trieste è campione del mondo: Piero Sfiligoi, Lorenzo Tedesco, Federico Duchich del Saturnia e Leone Maria Barbaro (Tirrenia Todaro), allenati da Spartaco Barbo, hanno conquistato l'oro al Mondiale di Sarasota in Florida.
Una rassegna iridata di grandi soddisfazioni per l'Italia, al Nathan Benderson Park, ritornata ai vertici del medagliere mondiale con una squadra più giovane, combattiva ed orgogliosa, che firmava dei risultati molto importanti sia nelle discipline olimpiche che in quelle non, al maschile, e con una compagine femminile in grandissimo recupero sulle nazioni leader. Ed a chi potrebbe minimizzare le 9 medaglie iridate degli azzurri, perchè conquistate in anno post olimpico, è sin troppo facile ribattere che la direzione tecnica italiana ha lavorato molto bene, portando sul campo statunitense una squadra numerosa, giovane, molto ben preparata tecnicamente, composta da autentici guerrieri del remo, che conquistava 3 ori, 3 argenti e 3 bronzi: un risultato di gran lunga migliore degli ultimi 20 anni.
Un 4 senza pesi leggeri assemblato in casa quello che ieri pomeriggio si è fregiato dell'alloro mondiale, nato dall'”occhio lungo” di Barbo, oltre che tecnico del Saturnia, anche dt della nazionale under 23 e delle specialità non olimpiche, che vedeva le enormi potenzialità della “sua” barca e che vinceva a giugno le selezioni che la confermavano titolare in Florida. Da allora un periodo lungo quasi tre mesi di allenamenti in casa, con il 4 senza che alternava il lavoro in barca sulle acque del golfo di Trieste a quelle del canale del Brancolo monfalconese. Due gare di ricognizione prima della finale a Sarasota, nelle quali si evidenziava l'eccellente stato di forma della barca triestina. Poi finalmente la finale, quella vera, quella che assegnava le medaglie ed il titolo mondiale, per il quale Sfiligoi, Tedesco, Barbaro e Duchich hanno duramente lavorato: un risultato giunto da lontano, da quei titoli mondiali under 23 di Sfiligoi e Barbaro, da quelle medaglie in Coppa del Mondo di Sfiligoi e Tedesco.
Ore 10,12 locale (16,12 italiane), acqua 6 per la barca azzurra che parte molto forte. Si forma un terzetto con Italia, Cina e Germania che procede a ritmi altissimi, 40 colpi al minuto, ma già al primo intertempo sono gli azzurri che conquistano la leadership della finale, con Cina a 1”21 e Germania a 2”60. Fluido il movimento della barca italiana che attenta rintuzza ogni singolo attacco. Non più di 6/7 metri dividono i battistrada dai diretti inseguitori. Ai 1000 metri sale dalle retrovie la Russia che passa la Cina e va ad insidiare Italia e Germania. Ai 1250 la chiave di volta della gara con Sfiligoi & C che portano un allungo “pesante” che distanzia ulteriormente gli avversari. Velocità vicine ai 20 km/ora con la formazione italiana che ai 1600 metri è avanti di una barca e che incrementa ancora negli ultimi 500 metri il vantaggio, tanto che ai 1750 c'è luce tra Sfiligoi, Tedesco, Barbaro, Duchich e gli avversari.
È un crescendo gli ultimi colpi, con il 4 senza pl “triestino” che senza rinunciare alla tecnica produce l'ultimo allungo mondiale, tagliando per primo il traguardo ad oltre 40 colpi con un eccellente crono sotto i 6', e con a 2'31” la Russia, a 3'77” la Germania. Braccia al cielo per i quattro pesi leggeri campioni del mondo, un gesto di felicità a scaricare quella tensione trasformata in autentico propellente che li ha portati alla conquista del loro primo mondiale assoluto pesi leggeri.
«Abbiamo fatto la gara come studiata a terra assieme al nostro allenatore» sono parole di Lorenzo Tedesco. «Sapevamo di dover stare attenti alla Cina che in questi giorni aveva fatto dei cambiamenti alla barca, mentre dei russi conoscevamo il loro valore ed i tedeschi come a Lucerna in Coppa sapevamo avrebbero attaccato nella prima parte della gara a fondo. Siamo rimasti molto lucidi nei primi 1000 metri, con silenzio assoluto e concentrazione. Dopo metà gara abbiamo portato un attacco importante che ci consentiva maggior margine di vantaggio. Ultimi 250 metri, nel rush finale abbiamo attaccato a fondo per non dare adito agli avversari di poter venire a prenderci. Siamo felicissimi. Per me in particolare, la grande soddisfazione di aver conquistato una medaglia inseguita da molto tempo.»
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