Max alla conquista del Galles con la squadra degli italiani

Il presidente? Da quattro giorni è un italoargentino. Il direttore generale? Un triestino di Duino. I giocatori? Venti - praticamente tutta la rosa - italiani, tra i quali il figlio del presidente, il figlio del direttore generale, il figlio di una gloria anche azzurra e pure un triestino cresciuto in alabardato. Ecco il Bangor City Fc, società della JD Cymru North, ovvero il girone settentrionale della serie B gallese, squadra fondata qualcosa come 143 anni fa e di nobili tradizioni visto che in bacheca vanta tre titoli nazionali, otto Coppe del Galles e dieci presenze nei preliminari delle Coppe europee che ora, forte di queste abbondanti iniezioni di italianità, punta decisamente a tornare in alto. Del resto la stagione è iniziata decisamente bene: passaggio del turno in Coppa e in Campionato tre partite, due vittorie e un pareggio che valgono l’attuale secondo posto in classifica. La capolista ha una partita in più ed è a 9 punti: se il Bangor vince il recupero è già primo...
Strana storia, quella recente di questa società del Nord del Galles. A raccontarla è Max Leghissa, da Duino, un passato da calciatore arrivato fino alla serie C con il Monfalcone per chiudere la carriera con la maglia del Kras, e poi, dopo una laurea in Economia aziendale e alcuni anni in banca, un’esperienza nel marketing dell’Udinese all’epoca di Zaccheroni («Con il quale mi sento ancora oggi...» confida), un incarico nella dirigenza del vivaio della Triestina, un ruolo anche nel Pordenone e poi incarichi da ds in diverse società, soprattutto del Sud, tanto che alla fine si è stabilito a Gallipoli. Anche se... Anche se quattro anni fa ha colto al volo un’occasione di lavoro in Svezia come ds del Syrianska, locale serie B («Avevo fatto per loro un lavoro di scouting e il presidente è stato contento, tanto da offrirmi quel posto» ricorda lui), e dopo due anni il salto a Malta, al Mosta. «Ed è stato proprio a Malta - racconta Leghissa - che ho conosciuto la dirigenza del Bangor, la cui squadra era venuta nell’isola per un ritiro. Hanno visto come lavoravo e mi hanno offerto l’incarico per aiutare la squadra a tornare in alto».
Leghissa negli anni aveva già portato un po’ di ragazzi italiani prima in Svezia e poi a Malta. Ora ha fatto altrettanto in Galles. «Perché porto con me ragazzi italiani? Semplice: perché sono italiano! A parte le battute, sono ragazzi che conosco bene e che vogliono confrontarsi con realtà nuove e crescere. Queste sono le occasioni migliori. Non avete idea di quante telefonate di procuratori ricevo, a dimostrazione dell’interesse che suscita poter fare un’esperienza di questo tipo».
Brino, Dalia, Di Crescenzo, Baio, Cauterucci, Serafino, Sammartino, Zoumbare, Leghissa, Bruno, Napolitano, De Maria, Zaminga, Salvatore, Castaldo, Rea, Delvecchio, Gozzerini, Agyemang Akwa-Dei e Cuomo. Sono loro i giocatori italiani del Bangor: c’è chi è cresciuto nel Palermo (Dalia) e chi nella Roma (Zoumbare) o nel Napoli (Castaldo). E tra di loro c’è Francesco (Leghissa), giovanili nel Rennes, che è appunto il figlio del direttore generale, c’è Nicolas (Delvecchio), vivaio Francavilla, che è il figlio di Marco (Delvecchio, tra le altre Inter e Udinese e 22 presenze in Nazionale), c’è il mulo Matteo (Gozzerini). E c’è Francesco (Serafino), vivaio Boca Juniors, che è il figlio del neo presidente Domenico, un musicista italoargentino. «Quando il direttore sportivo Max Leghissa mi ha chiesto se potessi essere interessato a farmi coinvolgere nel club, è scattato qualcosa in me - ha dichiarato Serafino ai media locali -. Dopo aver trascorso un po' di tempo in giro per la città mentre mio figlio Francesco si stava allenando, mi sono innamorato di paesaggi meravigliosi e della storia dei dintorni. E poi ho avuto la fortuna di convincere altri investitori a venire ad aiutarmi in questo progetto nel tentativo di riportare il club ai fasti che gli appartengono...»
I tifosi locali pare non si siano spaventati di fronte a questa ...invasione italiana. Anzi: in occasione della prima partita in casa si narra che abbiano omaggiato i giocatori italiani indossando magliette azzurre e sventolando bandiere tricolori. Poi, ci hanno pensato i ragazzi in campo a suon di gol a fare il resto. E se a fine stagione arrivasse pure la promozione...—
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