Mauro: «Trieste, stai tranquilla Alma non farà come Stefanel»

L’amministratore delegato dimissionario spiega le ragioni che lo hanno spinto a disarcionare Marzini dalla presidenza: «Ha sbagliato tempi e modi, ero stato io in epoca non sospetta a chiedergli di rimanere»
PRANDI-FOTOPIRAN-VIGONZA-VIGONTINA SAN PAOLO-TRIESTINA.minozzi e bajic
PRANDI-FOTOPIRAN-VIGONZA-VIGONTINA SAN PAOLO-TRIESTINA.minozzi e bajic
TRIESTE. Gianluca Mauro è un amministratore delegato dimissionario. Con lui anche Mario Ghiacci e Sergio Iankovics, nella svolta che ha fatto decadere Giovanni Marzini dalla presidenza. In attesa di un nuovo Cda che formalizzi la “squadra” che governerà la prima società di pallacanestro locale, è il caso di fare il punto della situazione con il socio di maggioranza.


Mauro, per una mossa così clamorosa c’è una decisione ben ponderata alle spalle. Perché queste repentine dimissioni in blocco?


Non è una questione di aver ponderato o meno, quanto una questione di inopportunità altrui. Faccio una considerazione a largo raggio, utile ad esplicitare la scelta fatta: abbiamo vissuto tutti assieme una stagione fantastica, culminata con la finale promozione. Abbiamo registrato un attivo in bilancio che nello sport moderno è più simile ad un’utopia che ad una consuetudine. Siamo al vertice della categoria con ambizioni rinnovate di puntare alla serie A1. Che senso aveva uscire sui giornali polemizzando sull’operato societario? Inoltre, avevo chiesto al presidente Marzini di posticipare a causa di motivi strettamente personali eventuali incontri per chiarimenti sul suo ruolo. E quando parlo di posticipare non intendo mesi, ma qualche giorno. Invece Giovanni Marzini ha chiesto, con una tempistica inopportuna, delucidazioni sul suo presunto ridimensionamento a “Yes man” in seno all’Alma Trieste, ben sapendo che sono stato io a caldeggiarlo di rimanere in tempi non sospetti, apprezzando la sua figura professionale. Insomma, tempi e modi che hanno convinto una parte del Cda a dare le dimissioni.


È chiaro che il presidente Giovanni Marzini non possa reggere da solo la realtà cestistica locale. Mauro, è prevedibile che lei rientri con gli altri dimissionari, ma con che organigramma?


Non è nostra intenzione stravolgere l’organigramma societario, tutti resteranno al loro posto.


C’è un nome a lei gradito per andare a ricoprire il ruolo di nuovo presidente?


È prematuro fare nomi, stiamo valutando fra una serie di papabili.


Dopo una ferita mai rimarginata come quella creata dalla dipartita di Stefanel verso Milano, l’appassionato triestino vuole garanzie sulla permanenza del basket di vertice in città. Cosa può dire a riguardo?


Anche qui ci tengo a fare un distinguo che a Trieste è quasi doveroso: la differenza fra Alma e Stefanel c’è ed è marcata. Al di là che la nostra azienda detiene il 62% delle quote e quindi non è la sola proprietaria della prima realtà cestistica locale, Alma ha scritto nero su bianco, sugli accordi presi nella trattativa d’ingresso in società, che, in caso di uscita, lascerà la società con zero debiti e il titolo di serie A2. Mi sembra qualcosa di nettamente diverso e di garantista rispetto all’infausta precedente esperienza con Stefanel. Fino a prova contraria il sottoscritto e Alma fino a questo momento abbiamo dimostrato con i fatti di tenere al basket locale. Dico solo che prima dell’arrivo di Daniele Cavaliero, quando la società aveva un debito di 140mila euro, Alma era pronta addirittura a ripianare in anticipo la falla creatasi fisiologicamente dalla stagione. Poi Mario Ghiacci saggiamente mi ha detto di aspettare i play-off, visto il potenziale dell’entusiasmo cittadino e dei prevedibili pienoni, ed ha avuto ragione…Anzi, più che ragione. Ecco perché trovo inconsistenti le teorie allarmiste esposte in questi giorni.


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